Le università telematiche, nonostante il boom di iscrizioni degli ultimi anni, rischiano ora la chiusura, a meno che il MUR non trovi un compromesso che faccia da salvagente. Su di loro pende, infatti, una spada di Damocle, il D.M 1154/2021 che ha imposto nuovi standard di adeguamento entro il 2025 per tutte le università, comprese quelle telematiche, al fine di stabilire un rapporto più stretto tra il numero di docenti e quello degli studenti iscritti, aumentandolo di tre volte. Poco dopo, un decreto direttoriale ha fissato al 30 novembre 2024 la data di verifica dei requisiti. Il decreto giunse sulla base del parere della Conferenza dei Rettori e dell’ANVUR. Un rapporto di quest’ultimo, infatti, mise in evidenza l’enorme discrepanza tra università tradizionali e online per quanto riguarda il numero di professori e studenti. Nel 2022 gli atenei classici avevano in media un professore ogni 28,5 studenti, mentre le università telematiche avevano 384,8 alunni per docente. La ministra Bernini ha istituito un gruppo di lavoro incaricato di esaminare la questione e proporre eventuali compromessi. Il gruppo di lavoro di cui facevano parte MUR-CRUI-ANVUR-CUN-rappresentanti delle università telematiche, ha prodotto un documento di sintesi che contiene le posizioni maggioritarie espresse durante i vari incontri, non quindi riconducibile a proposte del Ministero”, scrive il ministero in una nota. Ora c’è un testo scritto nero su bianco che prova a mediare tra le università telematiche e il MUR sul futuro degli atenei a distanza. Il testo si divide in cinque punti: il primo è quello dei docenti. Il rapporto docenti-studenti nelle università tradizionali è 1 a 28 mentre in quelle telematiche è 1 ogni 385. Non basta secondo le regole europee. Secondo il testo del ministero dovrà salire a 1 e 56. Altro punto cardine riguarda la certificazione degli esami online. Il ministero ha chiesto di affidarsi all’agenzia pubblica ANVUR, attraverso un test nazionale (Teco) da somministrare agli studenti all’inizio o alla fine del corso”, afferma in una nota il ministero. C’è la possibilità che le telematiche possano introdurre alcuni corsi in presenza e, per reciprocità, le “tradizionali” aumentino la loro offerta a distanza “senza limiti”. C’è poi la richiesta alle università online di realizzare lezioni sincrone, quindi in diretta, e non soltanto visibili in streaming successivamente. Gelo tra i rappresentanti delle telematiche e anche dalla CRUI. F: corriereuniv.it 18.03.24; corriereuniv.it 22.05.24.
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