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L’AGREEMENT ON REFORMING RESEARCH ASSESSMENT EMANCIPA LA VALUTAZIONE DA ANALITICHE COMMERCIALI QUANTITATIVE, MA IL BANDO PRIN PNRR 2022 RICHIEDE DI NUOVO DATI BIBLIOMETRICI PDF Stampa E-mail

Le regole di valutazione oggi in uso per la ricerca non sempre sono allineate con i principi della scienza aperta, della qualità e dell'integrità: per questa ragione la Commissione Europea ha pubblicato l'Agreement on reforming research assessment, i cui firmatari sono tenuti a rispettare dieci chiari impegni per promuovere la valutazione qualitativa. Questo accordo include fra i suoi punti principali l'emancipazione della valutazione da analitiche commerciali quantitative quali il fattore d'impatto, l'indice H e le classifiche di università ed enti di ricerca, così da concentrare l'attenzione sulla qualità e sulla diversità della ricerca.
All'inizio di ottobre si è diffusa la notizia, riferisce Roars, che l'ANVUR, l'agenzia governativa che ha finora imposto la bibliometria in tutta la sua valutazione della ricerca italiana, aveva formalmente sottoscritto questo accordo. Dovrebbe allora destare stupore che il bando PRIN PNRR 2022 del 14 settembre 2022 richieda dati bibliometrici – obbligatori per fisica, ingegneria e scienze biologiche, e solo se disponibili per scienze umane e sociali – a chi presenta un progetto di ricerca candidandosi come principal investigator. Si dirà: l'accordo europeo non mette interamente al bando la bibliometria, ma chiede solo di "fondare la valutazione della ricerca principalmente su una valutazione qualitativa in cui è centrale la revisione paritaria, sostenuta da un uso responsabile di indicatori quantitativi". Però, come si evince dal fac-simile della domanda, aggiornato al 17 ottobre 2022, che gli aspiranti devono compilare, gli indicatori quantitativi richiesti sono tali che difficilmente se ne può immaginare un uso responsabile. I processi di valutazione che si affidano prevalentemente a sistemi di misurazione basati su riviste e pubblicazioni producono notoriamente, a danno della qualità, una cultura del 'publish or perish' incapace di riconoscere impostazioni differenti. Salta subito agli occhi che al candidato viene richiesto l'Impact Factor dei suoi articoli, presumibilmente perché si ritiene che questo dato sia utile per valutarlo. Lo stesso inventore dell'IF, Eugene Garfield, raccomandava di non impiegarlo per valutare i ricercatori: com'è ampiamente noto, facilmente intuibile, e riconosciuto perfino da una sentenza del TAR del Lazio, un rapporto che pesa le citazioni complessive annuali degli articoli di una rivista è una misura che riguarda la rivista stessa e non i suoi singoli articoli, alcuni dei quali possono essere citati poco o per nulla. Anche i limiti dell'indice H, qui calcolato sul database proprietario Scopus, che è, in conflitto di interessi, sotto il controllo del più grande oligopolista dell'editoria scientifica commerciale, Elsevier, sono ben noti, tanto che è stato ripudiato dal suo stesso inventore in quanto generatore di conformismo. La responsabilità del bando, che è uscito prima del suo insediamento, non ricade sul governo attualmente in carica, bensì su quello precedente, detto "dei migliori".(F: M. C. Pievatolo, Roars 09.11.22; scienzainrete Nov 2022)