Home
PRECARIETÀ E LAVORO DI RICERCA NELLE UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

La principale forza lavoro della ricerca è formata da lavoratori precari. Dottorandi e dottorande, assegniste e assegnisti, giovani ricercatori e ricercatrici che ogni anno si trovano costretti a fare i conti con la scelta di spostarsi all'estero, oppure dover decidere di cambiare carriera, a causa delle condizioni strutturali del sistema universitario, che sembra in continua emergenza.
L'emergenza continua nel sottofinanziamento del comparto, sia rispetto ai principali Paesi europei, sia in termini assoluti; l'emergenza è l'espulsione di giovani ricercatori e ricercatrici dal sistema universitario, per carenza di posizioni, per scarsa trasparenza nei concorsi, per la frammentarietà dei percorsi di carriera; l'emergenza trova corpo nella distribuzione diseguale delle risorse del fondo di finanziamento ordinario, nella compressione selettiva, nella polarizzazione tra pochi Atenei (e dipartimenti) di eccellenza e tutto il resto; l'emergenza si declina nella perdita di autonomia della ricerca a fronte di pratiche di valutazione che spesso non permettono la piena libertà del ricercatore. L'emergenza, insomma, è la quotidianità del sistema universitario italiano, prima e dopo la pandemia. Secondo l'indagine ADI, più del 90% di chi ha avuto un primo assegno di ricerca è espulso, a un certo punto, dall'università italiana, prendendo la via dell'estero, del privato, talvolta dell'impiego nella pubblica amministrazione. (F: Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia 26.03.22)