Home
LA RIFORMA DELLE CARRIERE DEI RICERCATORI E DEL PRE-RUOLO. RUOLO UNICO DI RICERCATORE A TEMPO DETERMINATO IN CARRIERA (RICERCATORE IN TENURE TRACK, RTT), NUOVI CONTRATTI DI RICERCA BIENNALI E BORSE DI RICERCA ANNUALI PDF Stampa E-mail

È al Senato il Decreto PNRR 2, che contiene tra l'altro una serie di misure strutturali per l'università, che riguardano anche le carriere dei ricercatori e il cosiddetto preruolo, cioè quel che può aspettarsi l'aspirante ricercatore tra il dottorato di ricerca e un posto di ricercatore.
Un emendamento al testo presentato dal senatore Francesco Verducci, in accordo con la ministra Messa (https://tinyurl.com/47t29vx7), è stato approvato il 16.06.22.
L'emendamento supera la distinzione tra ricercatore a e b (art. 24, c. 3, L 240/10), ma per i primi 12 mesi si potranno ancora reclutare ricercatori di tipo b; per 36 mesi anche ricercatori di tipo a, purché siano utilizzati fondi del PNRR; fatte salve le procedure secondo la L 240/10 già bandite. Ci sarà un ruolo unico di ricercatore a tempo determinato in tenure track (RTT), cioè in carriera, con durata massima di 6 anni (+ 5 del contratto di ricerca la durata massima del precariato arriva a 11 anni), ma dalla fine del 3° anno il RTT con abilitazione scientifica nazionale è valutabile per il ruolo di professore associato.
Inoltre sono aboliti gli assegni di ricerca (che si aggiravano attorno ai 25.000 €, di durata annuale e rinnovabili) e sono istituiti i contratti di ricerca (biennali di un costo oscillante tra 37.000 e 40.000 € l'anno) per dottori di ricerca. Questo per sottrarre il post-doc al precariato e portare la retribuzione italiana in linea con quelle europee. Oltre a garantire le tutele previdenziali e contrattuali, si permetterà ai dottori di ricerca di accedere alle selezioni per diventare ricercatori, senza dover più passare per posizioni intermedie necessariamente precarie ed atipiche. (F: E. Bruno, IlSole24Ore 21.06.22)
L'intenzione è lodevole, ma, osserva P. Liverani su Roars, è del tutto evidente a chi lavora nell'università che il provvedimento è destinato a generare esiti diversi da quelli auspicati. Come segue.
Distinguiamo i settori tecnico-scientifici, che hanno la possibilità di attingere a significative risorse esterne. da quelli umanistici, che tali possibilità non hanno.
I primi paventano la riforma per il fatto che, mentre l'assegnista non necessariamente doveva avere un dottorato, il contrattista – dato il rafforzamento della sua posizione – deve possederlo obbligatoriamente. In questi settori semplicemente non ci sono abbastanza dottori di ricerca per coprire il fabbisogno di collaboratori per i vari progetti.
I secondi, i settori umanistici economicamente deboli per ragioni strutturali, semplicemente non potranno permettersi alcun contratto oppure potranno ricorrere alle borse di ricerca (12.000 € annuali, limitate a chi non ha il dottorato?). "Se rimanesse una tale possibilità, tutti utilizzerebbero ovviamente le borse, assai più economiche e che danno garanzie ancora inferiori degli assegni, in quanto non hanno contributi INPS né fanno titolo per i concorsi di ricercatore. Dunque precari ancor più sottopagati e privi di tutela". (F: P. Liverani, Roars 09.06.22)