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MEDICI DI FAMIGLIA. DA CONVINCERE A OPERARE ENTRO IL 2026 DENTRO LE CASE DELLA COMUNITÀ PDF Stampa E-mail

Se i dottori di famiglia in formazione restano studenti mal pagati e quasi completamente in mano ai sindacati, la conseguenza è che la professione di medico di famiglia è destinata a restare una professione di serie B, spesso utilizzata come ripiego da chi non entra nelle Scuole di specialità per diventare cardiologo, cardiochirurgo, ginecologo, ortopedico, ecc. Ormai da anni è una zona grigia dove da una parte ci sono medici di famiglia che fanno solo i compilatori di carte, e dall'altra quelli che cercano di assistere i pazienti al meglio delle loro possibilità, ma vengono danneggiati da un sistema poco trasparente e intriso di conflitti di interesse. Una lobby di potere che riesce spesso a tenere in scacco la politica in difficoltà a prendere decisioni che sradichino il sistema. Intanto i 7 miliardi di euro del Recovery Fund disponibili per migliorare l'assistenza territoriale, rischiano di essere buttati al vento se i medici di famiglia non si convinceranno ad andare a lavorare dentro le 1.288 nuove case della comunità previste entro il 2026.
Gli assessori alla salute delle Regioni hanno firmato un documento che vuole introdurre un cambiamento epocale. Gli assessori dicono che per come è organizzata oggi, la medicina generale "non riesce ad essere valorizzata all'interno dei sistemi regionali, diventando un ostacolo al percorso di sviluppo e strutturazione". L'idea è di realizzare strutture di riferimento che raggruppino professionisti e quindi diano una risposta ampia ai bisogni dei cittadini. Nel PNRR queste strutture si chiamano appunto "Case della comunità". (F: CorSera 20.09.21)