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GIOVANI LAUREATI, RICERCATORI, FINANZIAMENTI, RICERCA I TEMI PRINCIPALI DI UNA CONVERSAZIONE CON MARIA CRISTINA MESSA, MINISTRA DELL'UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA PDF Stampa E-mail

Cristiana Pulcinelli su scienzainrete pubblica una conversazione con la ministra Messa che tocca vari argomenti. Si riportano di seguito alcuni punti rilevanti evidenziati dalla ministra.
Intanto in premessa la ministra ha annunciato alcuni provvedimenti che si concretizzeranno presto: una accelerazione della carriera per i ricercatori, la parificazione dei percorsi in università ed enti di ricerca, l'accorpamento di esame di laurea e abilitazione per alcune professioni - oltre ai medici, veterinari, psicologi, farmacisti e odontoiatri, ma anche fisici, chimici, biologi.
Tra i problemi più urgenti sul tavolo della ministra c'è quello di aumentare la quota di giovani laureati nel nostro paese. In effetti, l'ultima indagine di Eurostat sull'istruzione universitaria ha rivelato che l'Italia è penultima tra i 27 paesi membri dell'Unione Europea per percentuale di cittadini tra 25 e 34 anni con un diploma di studio universitario: solo il 29%. Peggio di noi ha fatto solo la Romania, con il 27%, mentre Lussemburgo, Irlanda, Cipro, Lituania e Paesi Bassi hanno già superato l'obiettivo che l'Unione si è prefissata per il 2030, con più del 45% di laureati nella fascia di età 25-34 anni. «Per aumentare il numero di laureati è necessario sia accompagnare più giovani a iscriversi all'università sia incidere sul tasso di abbandono», spiega Messa, «dobbiamo investire in borse di studio perché non ci siano più meritevoli senza mezzi che non possono essere sostenuti a causa della mancanza di risorse, sostenere la realizzazione e l'ammodernamento di campus e alloggi affinché l'università non sia solo lezioni in aula ma sempre di più esperienza di vita».
Anche in base ai dati sui ricercatori siamo nelle retrovie, se paragonati a paesi simili al nostro. Secondo i dati OCSE, in Italia ci sono 6 ricercatori ogni mille occupati. In Francia sono 10,9, in .Germania 9,7, nel Regno Unito 9,4 e in Spagna 7,1. Inoltre, i nostri ricercatori sono più anziani rispetto a quelli degli altri Paesi. Secondo la ministra Messa su questo punto sarà cruciale il disegno di legge 2285, ora in discussione al Senato dopo essere stato approvato dalla Camera.
Altro nodo cruciale è quello dei finanziamenti. Sempre secondo i dati dell'OCSE, mentre l'Italia spende in ricerca e sviluppo poco più dell'1,4% del suo PIL, in Francia questa percentuale è del 2,2%, in Germania del 3,1% e nel Regno Unito dell'1,7%. Siamo a livelli inferiori rispetto alla media UE, che si attesta intorno al 2,2%. Le risorse destinate a università e ricerca nel PNRR ammontano a circa €15 miliardi. Gran parte di questi fondi saranno destinati «al rafforzamento della ricerca e alla diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese», spiega Messa. «All'interno di questa voce sono racchiusi investimenti per il Fondo per il Programma Nazionale Ricerca (PNR) e progetti di Ricerca di Significativo Interesse Nazionale, finanziamenti per progetti presentati da giovani ricercatori, per partenariati allargati estesi a Università, centri di ricerca, imprese, per il potenziamento di strutture di ricerca e creazione di "campioni nazionali" di ricerca e sviluppo su tecnologie abilitanti, oltre alla creazione e al rafforzamento di "ecosistemi dell'innovazione", e di "leader territoriali di ricerca e sviluppo"». In particolare 1,61 miliardi saranno destinati al finanziamento di massimo di 15 programmi di ricerca e innovazione nel periodo 2021-2026, realizzati da partenariati di università, centri di ricerca e imprese in linea con gli obiettivi del nuovo programma quadro di ricerca europeo Horizon Europe.
La Flc Cgl ha osservato che il PNRR si concentra soprattutto sulla ricerca applicata e industriale, trascurando la ricerca di base. Tuttavia Messa ricorda che i fondi del PNRR sono solo uno degli strumenti di finanziamento della ricerca universitaria e degli enti pubblici di ricerca: «Integrando i fondi nazionali con quelli del PNRR struttureremo i PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) con una dotazione annuale di circa 500 milioni per bandi di ricerca, per giovani ricercatori aggiungiamo 600 milioni del Recovery ai 200 dei fondi strutturali, inoltre il nuovo Fondo italiano per la scienza è totalmente destinato alla ricerca fondamentale, con una dotazione di 50 milioni per il 2021 e 150 a partire dal prossimo anno».
«Inoltre - aggiunge la ministra - si tratta anche di valutare la ricerca. Per questo, con il decreto legge "Semplificazioni" è stato istituito il nuovo Comitato Nazionale per la Valutazione della Ricerca che prende il posto dell'attuale Comitato nazionale dei garanti per la ricerca, con una composizione più ampia e un rafforzamento delle competenze».
(F: C. Pulcinelli, scienzainrete 30.07.21)