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DUE DISTINTI APPARATI PER LA FORMAZIONE SUPERIORE PDF Stampa E-mail

Con la revisione degli ordinamenti didattici si avvia una scommessa. Può dar vita a ritocchi marginali dell'impianto attuale o proporre un'istituzione dal volto nuovo. L'attuale abbozzo non consente di fare previsioni. Il PNRR è consapevole che la complessità richiede conoscenze ampie nei primi anni, salvo ritornare alla specializzazione nelle lauree magistrali o nei dottorati. Una dicotomia nell'ambito di un unitario percorso di studio che potrebbe alterarne la linearità.
Se si ritiene di adeguare l'alta formazione alle esigenze del mercato, anche attraverso il connubio con gli istituti tecnici superiori e le imprese, sarebbe più semplice riconoscere che il concetto di 'Universitas' va consegnato alla storia e che la complessità richiede oggi due distinti apparati per la formazione superiore. Uno orientato al mercato, l'altro per coltivare il patrimonio culturale costitutivo dei nostri valori.
La separazione consentirebbe chiarezza di obiettivi per ciascuna entità. Consentirebbe anche di selezionare la docenza con vocazione appropriata all'una o all'altra finalità. Il docente universitario segue un 'cursus honorum' lontano da esperienze professionali. Non gli si può chiedere che dalla teoria passi alla pratica senza colpo ferire. Non è un caso se i tentativi fatti in questa direzione, fin da anni lontani, hanno avuto esiti fallimentari. Emblematica l'introduzione dei diplomi professionalizzanti, voluti da Ruberti negli anni '80 e presto abbandonati per il deludente risultato. Il progetto si propone di consentire flessibilità nella progettazione dei corsi. Se l'obiettivo è rafforzare le competenze multidisciplinari, la loro organizzazione dovrebbe scaturire da ben più ampia riflessione. È un capitolo determinante per rimuovere le incrostazioni che riducono l'attrattiva dell'Università. (F: Flc Cgil 23.06.21)