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LA POLVERE SI DEPOSITA SUL PIANO AMALDI PER LA RICERCA SCIENTIFICA PDF Stampa E-mail

Il piano Amaldi x la ricerca, all'attenzione mediatica per gran parte del 2020, ha raccolto più di 33mila firme in una lettera al governo, e chiede il raddoppio degli investimenti pubblici per arrivare all'1% del PIL in 6 anni, mantenendo il rapporto 2:1 tra ricerca di base e applicata. A oggi investiamo solo lo 0,5% del PIL, ossia 9 miliardi di euro, mentre la Francia spende lo 0,8% e la Germania è già all'1% del PIL (30 MLD). Il Piano Amaldi non è una semplice richiesta di "più soldi", ma nei suoi 4 punti articola una proposta di riforma del sistema della ricerca e prevede, oltre a finanziamenti una tantum, anche investimenti strutturali.
Al momento però la situazione appare statica: anzi la polvere si deposita sul Piano Amaldi che viene diluito in una cacofonia di appelli e proposte che invece di "fare quadrato" attorno al piano mirano a spartirsi le briciole, scrive F. Ronchetti su Domani, e pone tre quesiti: "1°. Perché il Mur non riceve e fa suo il Piano Amaldi come proposta base per la riforma del sistema della ricerca e non si avvale del contributo delle personalità che hanno portato avanti e sviluppato in dettaglio il piano? 2°. Perché continua con una logica compromissoria nei confronti di accademia ed enti di ricerca, così come verso gli interessi industriali, invece di dispiegare un modello 'Fraunhofer italiano' (punto n. 4 del Piano Amaldi) per il trasferimento tecnologico verso le industrie? 3°. Perché il Piano Amaldi non è oggetto di interesse anche dei ministeri delle Attività produttive, della Transizione ecologica, della Digitalizzazione e anche del ministero del Sud?". (F: F. Ronchetti, Domani 09.04.21)