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INDAGINE ADI SUL DOTTORATO E I POST-DOC PDF Stampa E-mail

L'Associazione dottorandi e dottori di ricerca (ADI) ha presentato al Senato la sua IX indagine sul dottorato e i cosiddetti post-doc dell'università. Rivela l'indagine che il 27% dei ricercatori ha conosciuto un periodo di disoccupazione alla scadenza dell'assegno di ricerca o del dottorato. Questa percentuale supera il 33% nelle aree di Scienze matematiche e informatiche, nelle Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche, nelle Scienze giuridiche. L'aliquota dei "senza lavoro" a intermittenza è pari al 23% nel Nord Italia, al 31% al Centro ed è del 35% al Sud e nelle Isole.
Nel 55% dei casi, dice ancora l'indagine, i periodi di disoccupazione superano i sei mesi: "Le misure di welfare previste per la categoria", ovvero l'indennità di disoccupazione Dis-Coll, sono "fondamentali ma per nulla sufficienti dal momento che non prevedono alcun tipo di supporto oltre i sei mesi". Un assegno di ricerca dura in media 1,3 anni, il periodo in cui si resta senza lavoro spesso più di un anno. Un terzo degli assegnisti non può ottenere mutuo né aprire un finanziamento a rate: precario e malpagato, certificano banche e finanziarie.
I ritmi lavorativi dei ricercatori assegnisti sono sufficientemente elevati: il 53% dichiara di avere un impegno per più di 40 ore settimanali e il 77% aggiunge un'attività di docenza a titolo gratuito. Una quota elevata di questi operai dello studio post-universitario è destinata a lasciare il mondo accademico. Negli ultimi quattro anni i ricercatori di tipo Rtd-B sono stati in media 860 ogni anno, e gli assegnisti al momento sono 13.600: solo il 6,3%, si comprende, continuerà la carriera universitaria. (F: C. Zunino, Rep Scuola 17.10.20)