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SCUOLA. INSEGNANTI E CONCORSI PDF Stampa E-mail

«Quando gli insegnanti scenderanno in campo per esigere che i concorsi cessino dall'essere fatti per burla, e che il metodo dei concorsi per la scelta degli insegnanti governativi sia mantenuto rigidamente?». Questa domanda posta quasi settant'anni fa sulle colonne del Mondo da Gaetano Salvemini aspetta una risposta ancora oggi, di fronte all'ennesimo concorso burla previsto per l'immissione in ruolo di migliaia di «precari», e di fronte al silenzio in proposito da parte di coloro che invece nella scuola insegnano già da tempo. I quali, come auspicava Salvemini, dovrebbero essere i primi, invece, a sentire il dovere e l'interesse a difendere il significato e la qualità (e quindi il prestigio) del proprio lavoro. Si tratta di un silenzio ormai cronico. Una delle caratteristiche più singolari del panorama scolastico italiano, infatti, è l'assenza da sempre della voce degli insegnanti.
Ma gli insegnanti italiani non possono parlare. Il nostro infatti è uno dei pochi Paesi in cui non esiste un'associazione degli insegnanti vasta e influente, professionalmente competente e capace di muoversi nel dibattito pubblico, come esiste ad esempio in Francia, Inghilterra o Germania. Perché da noi al posto di un'associazione del genere c'è il «sindacato scuola». Non importa di che sigla si tratti — Cgil, Cis, Uil o Snals — , quello che importa è che in esso confluiscono sempre, indifferentemente, tutti i cosiddetti «lavoratori della scuola» (nel caso della Cgil i lavoratori «della conoscenza»). (F: E. Galli Della Loggia, CorSera 04.06.20)