Home 2010 01 Settembre Le università venete - Padova, Cà Foscari, Iuav e Verona – si stanno coordinando per realizzare la fondazione univeneto
Le università venete - Padova, Cà Foscari, Iuav e Verona – si stanno coordinando per realizzare la fondazione univeneto PDF Stampa E-mail

Il Senato della Repubblica ha approvato la legge di riforma del sistema universitario, fortemente e giustamente voluta dal ministro Gelmini e certamente necessaria almeno per dare una scossa al declinante e spesso demotivato corpo accademico italiano. In attesa dell'approvazione finale alla Camera, la riforma e stata in generale accolta positivamente sia dal mondo politico, sia da quello accademico. I rettori delle Università italiane hanno apprezzato le innovazioni nel campo della governante degli atenei, della semplificazione gestionale, della razionalizzazione dell'offerta universitaria sul territorio. Del resto molti atenei sì erano già mossi lungo percorsi di riforma simili a quelli contenuti nella legge Gelmini. A Verona e Udine, per esempio, si era già provveduto a dimezzare il numero dei Dipartimenti, ottenendo un miglior coordinamento della ricerca e una riduzione dei costi. A Ca' Foscari il Consiglio di Amministrazione era già formato da esperti esterni all'Ateneo, e il Senato Accademico aveva ed ha un ruolo essenzialmente di pianificazione strategica, lasciando al CdA i compiti amministrativi, come previsto dalla legge Gelmini.
Le Università Venete - Padova, Ca' Foscari, IUAV e Verona - già si sono attivate per realizzare la Fondazione Univeneto, che sarà l'organismo di coordinamento della loro offerta didattica, di razionalizzazione dei propri investimenti in ricerca, e di collegamento tra Università, Regione, imprese e altri enti territoriali. Esattamente in quella logica federativa che è prevista dalla legge Gelmini, che in questo modo vuole provare a evitare costose duplicazioni nello stesso territorio d’iniziative di ricerca o di didattica. A Ca' Foscari, il Rettore già oggi non può rimanere in carica per più dì sei anni, a Padova non più di otto, di nuovo in linea con la legge Gelmini. Gli unici rilievi critici alla legge di riforma dell'Universita' sono stati rivolti all'assenza di risorse finanziarie addizionali per gli Atenei, risorse viste come indispensabili per realizzare l’ambizioso progetto di riforma dell'Universita' italiana. In realtà è meno di risorse addizionali che hanno bisogno gli Atenei italiani, e più di buona amministrazione e buoni incentivi a fare scelte oculate di lungo periodo. Serve quindi un sistema di valutazione che permetta di dare più risorse agli atenei migliori, anche mantenendo per il momento inalterato il totale. La nascita dell' Anvur e un buon primo passo in questa direzione, ma sarà necessaria maggiore incisività nella distribuzione delle risorse in base ai risultati del futuro lavoro dell'Anvur. Servirebbe anche l'abolizione di una piccola norma capestro per molti atenei: quella che limita al 20% del finanziamento pubblico all'Universita' le entrate da contribuzione studentesca. Se fosse abolita, con piccoli aumenti delle tasse universitarie, differenziati per corso di laurea, provenienza geografica dello studente, tipo di studi intrapresi, si potrebbero istituire più borse di studio e finanziare tutte le innovazioni che la riforma rende finalmente possibili. Inoltre, incentivando ulteriormente gli atti di liberalità alle università attraverso una totale e illimitata esenzione fiscale si potrebbe rendere conveniente anche in Italia quel sistema di donazioni da parte d’imprese, enti privati e individui, su cui si regge il sistema universitario nord americano. (C. Carraro, Corriere del Veneto 21-08-2010)