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IL RECOVERY FUND SECONDO MARIO MONTI INTERVISTATO DA IL FOGLIO PDF Stampa E-mail

"L'Europa, col varo del Recovery fund, ha dimostrato di avere consistenza politica e capacità di reazione. Benché l'accordo raggiunto sia di gran lunga peggiorativo rispetto al testo elaborato dalla Commissione. Alla fine, per vincere le resistenze, spesso strumentali, dei vari paesi, si è ricorso ai vecchi metodi. Soldi ai governi nazionali, la conferma di quella mostruosità che sono i rebate, tutte risorse sottratte al Green deal, alla ricerca e alla transizione digitale". Su cosa puntare? "Sull'istruzione, innanzitutto. Se i soldi spesi nella mistificante battaglia per la salvaguardia dell'italianità di Alitalia li avessimo investiti nella scuola e nell'università, oggi staremmo meglio. Molti meno giovani con una laurea e un master fuggirebbero all'estero". Che fare, allora, di queste ingenti risorse che l'Europa ci metterà a disposizione? "Una modesta proposta, innanzitutto. Visto che se ne parla tanto, anche a sproposito, io dico che è il caso che ce le diamo noi, le condizionalità, per evitare di vedercele imporre da altri. Diamoci noi stessi un vincolo esterno - come fece Ulisse, che si legò all'albero della nave per non cedere alla seduzione del canto delle sirene (F: Intervista di V. Valentini a M. Monti, Il Foglio 23.07.20)