OMBRE E LUCI DELL’UNIVERSITÀ |
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Rapporti e studi redatti da istituzioni pubbliche e private italiane (Istat, Censis, Formez, Miur, Anvur), nonché da organismi internazionali (Ocse, Commissione Europea) hanno fornito un’ampia messe di informazioni e di commenti sullo stato di salute del nostro sistema di istruzione superiore e della ricerca. Ecco alcuni degli argomenti di maggiore richiamo. Il divario nord-sud, con la progressiva perdita di attrattività degli atenei delle regioni meridionali ed insulari e la consistente migrazione di giovani verso le università del centro e del nord del paese. Il sottofinanziamento della ricerca, con conseguente spreco di risorse umane e di potenziali talenti spinti ad emigrare all’estero per perseguire migliori aspettative professionali. ll problema del diritto allo studio, con la quota di idonei che percepisce la borsa di studio ferma ai livelli di dieci anni fa e con una distribuzione fra regioni molto scompensata. L’Anvur ribadisce i punti critici: nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni i laureati sono il 24,2%, inferiori quindi alla media europea che è del 37%. Un dato considerato positivo è la consistente semplificazione dell’offerta formativa, i corsi essendo diminuiti dai 5.875 del 2007-08 agli attuali 4.586 (-22%). Quelli a numero programmato sono un quinto, quelli impartiti in inglese poco più di 500. Altro dato dal segno più è il superamento delle differenze di genere: fra gli studenti la percentuale di ragazze è salita al 55% e le donne sono in maggioranza anche fra i laureati e i dottori di ricerca. Il taglio ai finanziamenti subìto dagli atenei, circa un miliardo di euro dal 2010, viene evocato nei rapporti e documenti quale causa principale dei guasti e delle tensioni che attraversano il sistema, nel suo insieme e nelle singole istituzioni. (Fonte: P. G. Palla, www.rivistauniversitas.it settembre 2016, n. 141)
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