ETICA DELLA RICERCA PDF Stampa E-mail

Non esiste un’attività di ricerca senza un suo metodo e senza un’etica. Quest’ultima è il saper fare un passo di lato, mettere in dubbio i propri stessi principi di conoscenza, darsi il tempo della riflessione senza sapere bene dove si va ed esser disposti ad essere giudicato, assunto, promosso, sulla base del lavoro creativo svolto, non di promesse. Se si demolisce l’etica della ricerca, la passione di conoscenza, nessuna ingegneria istituzionale potrà permettere di valutare correttamente l’attività svolta, né di finanziare progetti finalizzati, che sono pure necessari; i grandi problemi dell’ecosistema, ad esempio, ne hanno fortemente bisogno. Ma se si fa solo Big Science, si uccide la scienza: nessun progetto di cui si vede sin dall’inizio l’applicazione finale potrà mai essere molto innovante. La vera novità, anche tecnica, è sempre arrivata, spesso molto tempo dopo o come fall-out indiretto, da una ricerca che proprio non immaginava di ottenerla. Fa parte dei compiti della scienza mettere in evidenza la diversità dell’umano e nell’umano, a partire dal biologico, dove la diversità, la non identità, la variante inattesa, non è rumore da eliminare, è invece ciò che rende possibile il vivente, la grande intuizione di Darwin, v. BraLo (Unconventional-Nature). Questo ci farà anche usare meglio questa formidabile macchina a stati discreti e le sue reti e, sicuramente, inventarne di nuove, come gli esseri umani sapranno certamente fare, se rompiamo l’obbligo di lavorare tutti nelle stesse modalità di pensiero, valutati da tecniche normalizzanti, in competizione fra ricercatori quasi identici, con gli stessi obiettivi. La ricerca scientifica è il dialogo difficile fra prospettive lontane, la collaborazione fra diversi ad idee improbabili, ma profonde. Ha bisogno della democrazia ed è una componente essenziale della democrazia. (Fonte: da un’Intervista a Giuseppe Longo di Paolo Bartolini, Fonte Megachip LW356-MC-Escher-Dewdrop-1948, ripubblicata da Roars 12-09-16)