NECESSARI PIÙ FONDI PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLA RICERCA |
In deficit di fondi e di progetti che possano dare ossigeno al sistema, l’Università italiana da anni ormai si permette il lusso di finanziare la ricerca di Paesi come la Francia e la Germania. È l’effetto perverso che il nostro Paese produce all’interno dei piani strategici di ricerca europei. Pochi dati per dare le dimensioni dello spreco italiano: nel piano europeo Horizon 2020 l’Italia contribuisce per 11 degli 80 miliardi complessivi (la quota di ogni Paese è calcolata in base al reddito e all’Iva), che equivalgono al 14 per cento dei fondi. Nel 2014, primo anno di operatività del piano, su 328 ricerche finanziate ne sono state approvate 28 italiane. Ma solo dieci progetti hanno avuto come sede una università del nostro Paese, cioè neppure il tre per cento: gli altri ricercatori, pur di nazionalità italiana, hanno preferito sedi estere. Peccato che l’ultima versione e del piano nazionale per la ricerca, presentato dal ministro dell’Istruzione a maggio, rimodulando l’uso dei fondi già stanziati in gran parte dalla legge di stabilità 2014 e non ancora usati da questo governo, destini all’internazionalizzazione degli Atenei solo il 5 per cento dei fondi. (Fonte: G. Fregonara, Corsera Università 10-09-16) Tabella. Prime dieci università in Italia per risorse ottenute dal 7° Programma quadro europeo per la ricerca e lo sviluppo tecnologico. |