Home 2010 18 Febbraio Bibliometria. Istruzioni per l’uso
Bibliometria. Istruzioni per l’uso PDF Stampa E-mail
Valutare la ricerca è indispensabile. E per farlo la comunità accademica giudica la qualità delle pubblicazioni scientifiche attraverso due metodi: la recensione dei pari e gli indicatori bibliometrici basati sulle citazioni. I secondi hanno il vantaggio di essere più democratici ed economici dei primi, ma hanno anche due gravi limiti. Non esistono infatti dati di buon livello per tutte le discipline e manca un metodo bibliometrico standard. Meglio allora affidarsi a una saggia cooperazione tra revisione dei pari e bibliometria.
(Testo completo su M. Franceschet http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001545.html 09-02-2010)
Commento all’articolo di G. Saccomandi:
Attenzione che la bibliometria possa dare delle informazioni interessanti non ci piove, ma che possa essere più democratica della recensione alla pari è falso. Chiaramente la bibliometria può essere facilmente falsificata. La cosa è stata dimostrata recentemente dal caso della rivista International journal of nonlinear sciences and numerical simulation salita stranamente ed improvvisamente al secondo posto della categoria ISI mechanics grazie ad un uso scandaloso delle autocitazioni (basta vedere il JCR 2008 ed i dati che riguardano la rivista). Molto riviste stanno usando lo stesso metodo. L'editor chiede agli autori di un lavoro sottomesso di citare un numero impressionante e inadeguato di lavori dello stesso giornale. Se questi non lo fanno, si ritarda l'accettazione finale del lavoro. Inoltre esiste il fenomeno del decimo eminente. Il 10% dei lavori di una rivista fanno il 90% del suo impact factor. Basta andare sul web of science è divertirsi. Per esempio dei 3062 lavori pubblicati da Nature nel 2000, ben 33 hanno più di 1000 citazioni, ma ben 1656 hanno meno di 10 citazioni con moltissimi con zero citazioni. Insomma, per valutare per bene un lavoro bisogna leggerlo e capirlo.