Home 2010 18 Febbraio A proposito dei fondi per i PRIN
A proposito dei fondi per i PRIN PDF Stampa E-mail
In questi giorni il MIUR ha comunicato l'elenco dei coordinatori dei progetti di ricerca che saranno finanziati nell'ambito della più importante fonte di finanziamento pubblico della ricerca in Italia, il cosiddetto PRIN, che sta per Progetti di ricerca d’interesse nazionale. Questi finanziamenti dovrebbero coprire il fabbisogno di ciascuna unità di ricerca, costituita da un minimo di tre ricercatori o docenti di ruolo, per almeno 2 anni. Per sapere quanto riceverà ciascuna unità di ricerca basta dividere il finanziamento totale (95 milioni di euro) per le unità di ricerca finanziate (3588). La cifra che si ottiene (25000 euro), copre il 70% del costo dei progetti. Il resto, cioè il 30%, corrispondente a circa diecimila euro, è fornito dall'Università o dall'ente di ricerca. In pratica, le unità di ricerca il cui progetto sia stato selezionato riceveranno un finanziamento annuale medio di 17.500 euro. È evidente che nessun ricercatore con una seppur minima produttività possa pensare di finanziare la propria ricerca con questi fondi. Ma la peculiarità dei finanziamenti statali della ricerca di base non si ferma alla loro esiguità. L'altra peculiarità è il modo attraverso il quale viene effettuata la valutazione, e quindi la scelta, dei progetti da finanziare. Com’è ovvio, se i criteri di valutazione sono fallaci, il criterio meritocratico può tramutarsi nel suo opposto e produrre risultati paradossali. Per esempio, nel caso del PRIN, per essere ammessi al finanziamento è necessario aver ottenuto un punteggio di almeno 58 su 60, cioè un punteggio da premio Nobel. In realtà il meccanismo valutatorio utilizzato dal ministero per la selezione dei progetti PRIN non è il risultato di un confronto alla luce del sole tra i componenti di una commissione di esperti, quella che nei paesi anglosassoni si chiama study session, ma è effettuato da due referenti anonimi scelti dal personale del ministero. Questa scelta non è dunque trasparente. Questo, assieme all'abnorme entità del punteggio necessario ad ottenere il finanziamento, introduce il sospetto, che per molti è assoluta certezza, che, accanto a progetti realmente meritevoli, ve ne siano molti altri per i quali i referenti siano stati suggeriti dagli stessi proponenti e istruiti sulla necessità di attribuire un punteggio elevato ai progetti. Purtroppo in Italia il sistema di valutazione utilizzato per il PRIN ha contagiato gli altri finanziamenti della ricerca di base, come il FIRB giovani, per il quale ci risulta che per ottenere il finanziamento bisognava ottenere 40 punti su 40! Questi aspetti sono l'espressione delle difficoltà nelle quali si dibatte la ricerca italiana e in generale del fatto che la meritocrazia rischia di diventare un paravento per le peggiori ingiustizie se non si traduce in adeguati e trasparenti meccanismi di valutazione. Purtroppo, il metodo PRIN è stato utilizzato anche per i finanziamenti regionali della ricerca di base, nel quadro della legge 7/2007. Si spera che i punteggi necessari per ottenere questi fondi non siano contagiati dalla stessa febbre che ha colpito i punteggi dei progetti nazionali. (Fonte: G. Chiara, L’Unione Sarda 01-02-2010)