LA DOMANDA DI LAUREATI NELLE IMPRESE PDF Stampa E-mail

Secondo uno studio della società di consulenza McKinsey il 40% della disoccupazione giovanile non dipende dal ciclo economico ma da scelte di formazione sbagliate. Studi come questo enfatizzano molto il lato dell’offerta di laureati più che la loro domanda. Non sempre però l’approccio è corretto. Il ragionamento andrebbe capovolto o almeno affrontato da entrambi i lati. Se le imprese non chiedono laureati non c’è neppure l’offerta. E la domanda di laureati, soprattutto in materie scientifiche, proviene il larga misura da grandi imprese di cui l’Italia non abbonda. Per rendersi conto di come ormai neppure le lauree più quotate aprano automaticamente la porta di carriere adeguate basta leggere alcuni numeri raccolti dal Censis. I lavoratori italiani “sotto inquadrati”, ossia che svolgono mansioni più semplici rispetto al loro livello formativo, sono quasi il 20% del totale. In tutto più di 4 milioni di persone, il 41% delle quali laureate. Tra questi risultano sotto inquadrati il 44% dei laureati in scienze sociali e in materie umanistiche ma anche il 57% dei laureati in economia o statistica e il 33% degli ingegneri. Questo non significa che l’istruzione non (ri)paghi e non faciliti l’accesso al mondo del lavoro. Ma troppo spesso lo fa in misura inferiore a quello che dovrebbe o che chi si impegna nello studio spererebbe. In ogni caso studiare conviene. Secondo il Centro Studi di Confindustria conquistare una laurea aumenta del 40% le probabilità di trovare un impiego rispetto a chi ha solo un diploma. (Fonte: M. Del Corno, Il Fatto Quotidiano 20-08-16)