Home 2016 26 giugno STUDENTI. DIRITTO ALLO STUDIO SETTIMA INDAGINE EUROSTUDENT. UNA SINTESI
SETTIMA INDAGINE EUROSTUDENT. UNA SINTESI PDF Stampa E-mail

La Settima Indagine Eurostudent ha analizzato le condizioni di vita e di studio degli studenti universitari italiani iscritti a corsi di primo ciclo, di secondo ciclo o a ciclo unico (laurea, laurea magistrale, laurea magistrale a ciclo unico) nell’anno accademico 2011-2012. L’Indagine è stata promossa e co-finanziata dal Miur, ed è stata realizzata dalla Fondazione Rui con la collaborazione dell’Università per Stranieri di Perugia. L’Indagine italiana è stata condotta nell’ambito del progetto di analisi comparata “Eurostudent V 2012-2015 – Social and economic conditions of student life in Europe”.
L’Indagine ha rilevato una riduzione della presenza di studenti provenienti da famiglie di condizione socio-economica non privilegiata (genitori con livello di istruzione medio-basso e/o con occupazioni da “colletti blu”). Poiché la composizione della popolazione studentesca non è strutturalmente cambiata in conseguenza di tale riduzione, questo risultato appare una conferma del fatto che gli effetti più pesanti della crisi si sono avuti nel corso degli studi secondari, oppure prima dell’accesso all’università. In alcuni casi, il mancato accesso può essere stato la conseguenza di un vincolo, ossia il frutto dell’impossibilità di sostenere i costi degli studi. In altri casi, invece, esso può essere stato la conseguenza di un’analisi razionale del value for money, vale a dire di una valutazione negativa dell’investimento in formazione per migliorare la posizione sociale, trovare un buon lavoro e raggiungere rapidamente il livello di reddito desiderato.
Il lavoro studentesco è diminuito di circa un terzo, dal 39% della precedente edizione all’attuale 26%. La riduzione è frutto principalmente dell’impatto negativo della crisi economica sull’occupazione giovanile. L’Indagine mostra come il lavoro studentesco sia motivato solo in parte dal bisogno economico. In molti casi, lavorare soddisfa l’aspirazione all’autonomia degli studenti, riducendo la dipendenza (non solo economica) dalla famiglia di origine.
La crescita dell’area d’intervento del sistema del Dsu, che si è registrata nel decennio precedente, si è arrestata nell’ultimo triennio. Le dimensioni del Dsu non sono cambiate ma l’Indagine segnala rilevanti cambiamenti nella diffusione delle tipologie di aiuti erogati: gli studenti che hanno avuto la borsa di studio sono diminuiti, mentre sono aumentati gli studenti che hanno ottenuto l’esonero totale o parziale dalle tasse. In questi anni gli aiuti economici indiretti hanno sostituito quelli diretti, limitando le conseguenze negative di una consistente riduzione del finanziamento delle borse di studio. Inoltre, l’aumento del numero di studenti con esonero totale, accompagnato dalla riduzione del numero di borse erogate, ha determinato la crescita del numero di “idonei non beneficiari”. L’Indagine segnala inoltre che è cresciuto il divario territoriale del Dsu. La capacità di intervento è più estesa nell’Italia settentrionale, soprattutto nel Nord-est  dove più del 40% degli studenti hanno avuto accesso agli aiuti economici. La capacità è meno estesa  nel Mezzogiorno, soprattutto nelle Isole dove meno del 30% degli studenti hanno avuto accesso agli aiuti economici.
Un certo numero di studenti ha rinviato l’accesso all’università con l’obiettivo di esplorare il mercato del lavoro, alla ricerca di un collocamento più o meno duraturo, o con l’obiettivo di acquisire risorse per finanziare i propri studi, integrando il supporto delle famiglie di origine. L’Indagine comparata Eurostudent segnala che l’accesso differito all’università (delayed access) è un fenomeno in crescita nella maggior parte dei paesi europei.
Scegliere sedi di studio raggiungibili con il pendolarismo ha contribuito a mantenere relativamente alti i tassi di accesso all’università post-riforma ma ha anche accresciuto il localismo – almeno in parte forzato – delle scelte degli studenti.Nei venti anni monitorati dall’Indagine Eurostudent, l’impegno degli studenti è cresciuto con regolarità: il monte ore settimanale per attività di studio è aumentato di circa il 38% rispetto ai primi anni ’90, ed è ora di 44 ore/settimana. A queste si aggiungono, per gli studenti che lavorano, altre 4,3 ore/settimana. L’Indagine segnala che esiste una relazione fra il crescere dell’impegno di tempo nello studio e la riduzione – per effetto della crisi economica – del numero di studenti che lavorano. La riduzione del lavoro ha reso disponibile una quota di tempo che molti studenti hanno reinvestito nello studio più che nel tempo libero.
Tutte le indagini Eurostudent possono essere scaricate dal sito www.eurostudent.it.
(Fonte: G. Finocchietti, riv. Universitas e Roars 14-06-16)