Home 2016 26 giugno RICERCA. RICERCATORI FUGA DEI CERVELLI E “ATTRATTIVITÀ” DI RICERCATORI STRANIERI
FUGA DEI CERVELLI E “ATTRATTIVITÀ” DI RICERCATORI STRANIERI PDF Stampa E-mail

E. Vigna ha chiesto al rettore R. Rizzuto di UniPd: Sono in molti a pensare che uno dei punti di rottura dell'intero sistema di studi in Italia sia costituito, e ben provato, dalla "fuga dei cervelli". «Che cosa vuoi dire questa espressione?Chi offre loro di più? Ma questo è normale. Dov'è, invece, che siamo deboli? Nel fatto che, da una parte il numero degli italiani che vanno all'estero è superiore al valore fisiologico, dall'altra non attraiamo nessuno. Ma ormai ci troviamo in un mercato della scienza, e della competizione nella scienza. Un indicatore fondamentale è dato dal numero dei vincitori del progetto più competitivo della Comunità europea, quello individuale, che si vince con un progetto individuale e che corrisponde a un milione e mezzo di euro di finanziamento: l'Ere. Bene, il primo livello, che è poi quello in cui si investe sui giovani più promettenti, si chiama "Starting". Se si osserva quanti lo prendono, si vede che la Germania ne conta più di 70, che il Regno Unito sta poco sotto, mentre l’Italia non arriva a una ventina, dopo Francia e Spagna». Pessimo piazzamento. «Poi però analizzi il dato. E ti accorgi che le cose sono diverse da come appaiono. Gli italiani di passaporto che lo vincono, infatti, sono molti di più: altri 23 assegnatari, infatti, lavorano all'estero. Se fai il confronto con le altre nazionalità, scopri che gli inglesi di passaporto sono meno degli italiani. Eppure le loro università attraggono più talenti di noi: così, nella classifica, sono in alto in quanto grandi "attrattori". La Francia non attira altrettanto, ma si tiene stretta i "suoi". I tedeschi, in testa, conservano i propri ricercatori e ne attraggono qualcuno in più. Il nostro problema, insomma, va messo nel contesto: noi "perdiamo" anche perché non siamo attrattivi verso gli stranieri. Così finiamo in una situazione di debolezza nei confronti dei grandi generatori di scienza». (Fonte: E. Vigna, CorSera 10-06-16)