APPLICARE ALCUNE FACILITAZIONI DI IIT AL RESTO DEL SISTEMA DELLA RICERCA ITALIANA |
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Se le risorse per la ricerca non ci sono (es. tutta la ricerca pubblica Italiana finanziata con 30 milioni l’anno per i prossimi tre anni con i progetti PRIN, e dopo si vedrà), appare discutibile che all’improvviso possa spuntare un coniglio dal cilindro come lo Human Technopole. In realtà, la creazione top-down, con decisione “politica”, di un’infrastruttura di ricerca, come dovrebbe essere HT, così come di un istituto di eccellenza, come avvenne nel caso dell’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) dieci anni or sono, non è qualcosa di errato. IIT è una fondazione di diritto privato, che non è soggetta ai “lacci e lacciuoli” ai quali sono costretti gli enti Pubblici di Ricerca e le Università pubbliche, come l’obbligo al ricorso del MEPA, l’assoggettamento alla VQR, ed ha la possibilità di reclutare i ricercatori con procedure simili alle selezioni pubbliche presenti nel resto del mondo. La soluzione dovrebbe essere applicare alcune facilitazioni di IIT al resto del sistema della ricerca italiana. È assurdo che la maggior parte dei ricercatori italiani di università e enti di ricerca abbia problemi ad acquistare il toner della stampante, il rotolo di carta per asciugarsi le mani o peggio i guanti di lattice per operare in laboratorio in sicurezza. Senza un finanziamento minimo che garantisca il “metabolismo basale” per fare ricerca non è possibile lavorare. Senza fondi da distribuire su base progettuale, non si permette a chi ha delle idee di poterle mettere alla prova, svilupparle e produrre cultura e innovazione. A volte idee davvero geniali possono nascere con finanziamenti apparentemente irrisori, ma non con “nulla”. Questa situazione è devastante, perché i ricercatori costano comunque (stipendi) anche se non li si mette in condizione di lavorare. Non finanziare adeguatamente la ricerca significa risparmiare spiccioli per perdere tanti soldi. (Fonte: M. Bella, FQ 04-04-16)
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