Home 2016 18 maggio DOCENTI COME STA CAMBIANDO IL PERSONALE DOCENTE NELLE UNIVERSITÀ
COME STA CAMBIANDO IL PERSONALE DOCENTE NELLE UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

In un articolo di cui si riportano passi significativi E. Pavolini e G. Viesti riflettono sulle politiche di reclutamento con dati di rilievo.
L’apporto dei ricercatori a tempo determinato appare rilevante: il 6,6 per cento del totale al 2015. È difficile, però, comprendere quale sia e, soprattutto, quale sarà il loro percorso di carriera. La tabella presenta dati relativi alla situazione nel 2015 di coloro che erano ricercatori a tempo determinato sette anni prima (nel 2008). Nell’arco di questo periodo oltre la metà è uscita dal sistema (perché trasferitasi all’estero o in un altro settore del mercato del lavoro): l’università italiana investe una discreta mole di risorse in (giovani) studiosi, che dopo alcuni anni la lasciano. Meno della metà è rimasta all’interno: alcuni nella stessa posizione, altri con progressione di carriera.

Tabella – Collocazione lavorativa a sette anni di distanza (2015) dei ricercatori a tempo determinato presenti negli atenei italiani nel 2008 (valori percentuali)

Fonte: “Università in declino” (2016): elaborazioni su banca dati Miur sull’organico dei ricercatori a tempo determinato.

Nello stesso periodo 2000-2015, il numero di studenti per docente si è lievemente ridotto, pur restando molto superiore agli altri principali paesi europei: anche in questo caso, vi è stato un miglioramento nei primi anni e un peggioramento successivo. L’andamento numerico nasconde un preoccupante fenomeno di invecchiamento del corpo docente, molto accentuato nel caso italiano rispetto ad altri paesi occidentali.
Nel 2014 l’età media dei docenti era pari a poco più di 52 anni e uno su quattro aveva almeno 60 anni. È il risultato di due fenomeni: i) il sostanziale blocco di nuove assunzioni degli ultimi anni, che ha allungato molto i tempi di entrata (per cui si è alzata l’età media di coloro che diventano docenti); ii) la circostanza per la quale il reclutamento dei docenti ha seguito in passato un andamento “a scatti”. Vi sono stati decenni in cui le porte delle università si sono aperte più facilmente, mentre in altri lo hanno fatto assai meno; i sessantenni di oggi hanno beneficiato della prima grande apertura in senso più universalistico dell’università italiana negli anni Settanta fino alla prima parte degli anni Ottanta.
Se si guarda ai professori associati e ordinari (ancor più se solo a questi ultimi), il processo di invecchiamento si delinea chiaramente. L’intera distribuzione per fasce di età si sposta come un’onda verso le classi più mature, con picchi molto elevati proprio fra coloro che hanno raggiunto i 65 anni. Nel 2014 vi erano circa 4.400 docenti con meno di 40 anni per circa 13mila docenti sessantenni.
Nel corso di pochi anni una generazione di sessantenni andrà in pensione; in un contesto di scarso ricambio e, soprattutto, di scarsa progressione di carriera più che di nuove assunzioni, ciò potrebbe significare un ulteriore ridimensionamento del corpo docente. Le tendenze in corso potranno portare nel prossimo decennio a un’ulteriore diminuzione del personale docente; a un aumento dei lavoratori con contratti instabili; a un allargamento delle differenze territoriali con una chiara linea di distinzione fra Nord e Centro-Sud. Occorre dunque riflettere attentamente sulle politiche di reclutamento da mettere in cantiere nei prossimi anni. (Fonte: E. Pavolini e G. Viesti, lavoce.info 15-04-16)