Home 2016 18 maggio IN EVIDENZA ELENA CATTANEO: PERCHÈ UN’AGENZIA NAZIONALE PER LA RICERCA
ELENA CATTANEO: PERCHÈ UN’AGENZIA NAZIONALE PER LA RICERCA PDF Stampa E-mail

Un’Agenzia nazionale per la ricerca, oltre a rimuovere frammentazioni e unificare obiettivi, sarebbe anche garanzia di valutazione. Quella stessa Agenzia di cui si discute da anni in Italia, da quando la propose il Gruppo 2003, e sulla cui necessità la comunità scientifica del Paese è pressoché unanime. Nulla di eversivo, si tratta di mutuare un modello che riecheggi ad esempio l'Anep spagnola, l'Anr francese o l'Epsrc per ingegneria e fisica e il Bbsrc per biologia e biotecnologia attive in Inghilterra. Un ente che onori e dia seguito al mandato di investimento in ricerca che arriva da Parlamento e governo e che si strutturi in modo da stabilire, rafforzare, riformare (per migliorare) continuativamente regole e procedure. Un ente che stabilisca date certe di avvio e chiusura dei bandi, che uniformi i criteri di valutazione dei progetti e di assegnazione dei finanziamenti, che prevenga i rischi di condizionamento politico o da parte di "gruppi di influenza" sulla distribuzione delle risorse. Un ente, cioè, che abolisca personalismi e centri di potere, impedisca agli scienziati che stanno in commissioni che selezionano progetti di finanziare se stessi o i loro affiliati, che annulli la convinzione di molti giovani che se "non sei amico di" non avrai il finanziamento, "se denunci" sarai escluso, se taci “spartirai la torta". È incomprensibile che un ministero definisca l'ipotesi di un’Agenzia che contrasti tutto ciò «un nuovo carrozzone incapace di risolvere i problemi». Insieme all'Italia, in Europa sono solo la Polonia e il Montenegro e pochi altri che insistono a finanziare la ricerca senza un'agenzia dedicata. Il ministero non sembra cogliere, infatti, che si tratterebbe di creare un ente terzo e indipendente dalla politica e da cordate scientifiche o imprenditoriali che instaurano soffocanti dinastie di controllo dei flussi di denaro, rallentano l'innovazione e ostacolano l'eccellenza. Ci vuole un ente che stabilisca date certe dei bandi, che uniformi i criteri di valutazione, e che abolisca personalismi e centri di potere. (Fonte: E. Cattaneo, La Repubblica 29-04-16)