La “Retroazione Premiale” dei dipartimenti e la vera tenure track |
Un meccanismo di retroazione premiale (come nel Regno Unito) premia nel tempo con maggiori finanziamenti le strutture che hanno operato le scelte qualitativamente migliori in fase di reclutamento e che abbiano, di conseguenza, personale più qualificato sia a livello di docenza sia di ricerca. Il suo funzionamento dipende: 1) dalla qualità dei criteri di valutazione della ricerca (e della didattica); 2) dall’entità della variazione di finanziamento attribuita in dipendenza degli esiti delle valutazioni; 3) dal fatto che i medesimi soggetti responsabili delle scelte di reclutamento siano anche soggetti alle conseguenze finanziarie della valutazione dei reclutati. – Nel DDL tutti questi punti sono carenti: i criteri di valutazione sono vagamente demandati all’ANVUR, senza entrare nel merito; l’entità del finanziamento condizionato dalla valutazione non è precisato (ma, in altra sede, è stato provvisoriamente definito nella percentuale del 7%); infine, pur essendo le scelte del reclutamento assegnate ai dipartimenti, le conseguenze finanziarie delle valutazioni vengono fatte ricadere sulle università nel loro complesso. Proponiamo che, a fronte di criteri di valutazione chiari e plurali, una percentuale significativa (più del 7%) del Fondo di Finanziamento Ordinario venga attribuita in base all’esito delle valutazioni; chiediamo inoltre che queste valutazioni concernano tanto la ricerca quanto la didattica di tutte le categorie professionali coinvolte (professori ordinari, associati e ricercatori), e infine chiediamo che le conseguenze finanziarie delle valutazioni ricadano sui dipartimenti (o su quelle strutture che hanno le medesime funzioni e compiti, comunque siano denominate) e non genericamente sugli atenei. Il DDL prevede l’introduzione del ruolo di ricercatore a tempo determinato, assunto con contratto triennale rinnovabile una sola volta; al termine del secondo triennio il ricercatore è assorbito come professore associato oppure esce dall'ambito dell'Università. Tuttavia, è evidente che, per attirare i migliori talenti, in analogia con la tenure track internazionale, la posizione di ricercatore a tempo determinato deve essere prospettata come una possibilità di ingresso concreta; perciò, contestualmente all’eventuale rinnovo del contratto triennale, proponiano che l'ateneo debba prevedere in bilancio la spesa per l’introduzione di un posto di ruolo di professore associato alla conclusione del secondo triennio. Solo così si potrà evitare che innumerevoli ricercatori a tempo determinato, considerati meritevoli e incoraggiati a gravitare nel circuito universitario, ne siano poi esclusi definitivamente per ragioni di budget. Inoltre, è molto difficile che il ricercatore a tempo determinato possa far ricerca in modo adeguato se, come previsto nell’attuale versione del DDL, è tenuto a svolgere un’attività didattica con impegno paragonabile a quello dei docenti di ruolo. Di conseguenza, proponiamo una notevole riduzione dell’attività didattica del ricercatore a tempo determinato, almeno durante il primo triennio di attività. (GdL UNIMI http://www.gdl.unimi.it/ 10-03-2010) |