Home 2016 23 febbraio STUDENTI NUMERO CHIUSO. TRE RAGIONI PER MANTENERLO E ACCRESCERLO
NUMERO CHIUSO. TRE RAGIONI PER MANTENERLO E ACCRESCERLO PDF Stampa E-mail

Nelle ultime tre stagioni l'Università di Milano-Bicocca ha portato i corsi di laurea a numero chiuso da ventuno a trentaquattro: oggi sono più della metà. Cristina Messa, rettore da giugno 2013, parla di questa scelta come di un obbligo: «Dal 2008 al 2015, l'ateneo ha perso ottantotto tra docenti e ricercatori di ruolo. Continuare a offrire gli stessi corsi a un numero così largo di studenti non era più possibile. Abbiamo dovuto riprogrammare le scelte, a malincuore». Tra quantità e qualità si è scelta la seconda. «Necessariamente. La quantità degli studenti è un fattore importante, ma gli atenei di medie dimensioni hanno avuto un'emorragia di professori profonda». C'è stato un effetto contagio sul piano didattico? «Quando abbiamo chiuso il corso di Chimica, molti studenti si sono riversati su quello più affine, Scienze dei materiali. E la richiesta è diventata tale che si è dovuto limitare anche quest'ultimo. Una scelta di ripiego, che danneggia l'ateneo». Perché? «Abbiamo dovuto limitare aree che garantivano sbocchi occupazionali. Programmare là dove non c'è lavoro è logico, chiudere corsi che poi servono alle imprese è un controsenso. Le scelte della Bicocca sono sempre andate nella direzione di aprirsi allo studente, fino a quando è stato possibile». Ci sono aspetti positivi nella crescita del numero programmato in Italia? «Si alza un po' il livello di preparazione, si seguono meglio le singole classi e si riduce l'abbandono universitario». (Fonte: C. Zunino, La Repubblica 28-01-16)