Home 2016 25 gennaio IN EVIDENZA NECESSITÀ DI UNA CONTRORIFORMA DELL’UNIVERSITÀ
NECESSITÀ DI UNA CONTRORIFORMA DELL’UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

In un recente incontro alla Sapienza i relatori si sono interrogati su quali basi impostare una nuova riforma dell'università partendo dalla situazione attuale di emergenza che a molti appare effetto di una crisi pianificata. In realtà, piuttosto che riflettere su un’altra riforma (il titolo dell’incontro era “Verso una nuova riforma dell’università?”) ci si dovrebbe concentrare sulla necessità di una controriforma. Infatti, dopo la riforma Gelmini (L. 240/2010) è intervenuta un’ulteriore riforma (ancora in essere con vari succesivi atti) che, come in questi giorni è documentato dalla Ragioneria Generale dello Stato, ha contribuito a far calare il numero di docenti e ricercatori da 59.921 a 49.565 (meno 17,3%) e ad aumentare a 51,3 anni l’età media dei dipendenti universitari (che in mancanza di correttivi salirà a 55,6 anni nel 2019). Senza dimenticare: il blocco degli scatti di anzianità applicato come un’incomprensibile punizione alla docenza universitaria in modo differenziato e prolungato rispetto a tanti altri della PA; la chiusura di corsi di studio verosimilmente accentuabile dall’applicazione del Costo standard unitario di formazione per studente in corso; la contrazione del 22% del finanziamento pubblico dell’università; l’istituzione nella L. di Stabilità 2016 di un nuovo canale di reclutamento di professori e ricercatori a chiamata diretta in deroga alle procedure di reclutamento previste dalla L. 240/2010; il calo degli investimenti nella ricerca universitaria (349 milioni di euro in meno dal 2013 al 2014 secondo Eurostat); un sistema di valutazione della ricerca controverso e teso a punire più che a migliorare; il debole o assente contrasto legislativo allo “sbaraccamento” giudiziario del numero chiuso nei corsi di Medicina. Se tutto questo non è una riforma ... da controriformare, meglio rassegnarsi al declino dell’istruzione superiore. (PSM 23-01-16)