Home 2015 23 novembre RICERCA. RICERCATORI. VALUTAZIONE DELLA RICERCA RICERCATORI ITALIANI IN USA. PERCHÉ NON VORREBBERO TORNARE IN ITALIA
RICERCATORI ITALIANI IN USA. PERCHÉ NON VORREBBERO TORNARE IN ITALIA PDF Stampa E-mail

Abbiamo apprezzato l'inclusione nella Legge di Stabilità 2016 di un bando internazionale per l'assunzione di 500 professori da tutto il mondo, segno di una lodevole apertura alla globalità del sapere e desiderio di internazionalizzare maggiormente l'università italiana, insieme all'assunzione di 1000 ricercatori italiani. Nonostante ciò, siamo convinti che queste pur interessanti proposte non garantiranno il perseguimento sistematico della qualità nell'università italiana. Noi, per esempio, in questo momento non vorremmo tornare a lavorare in Italia perché manca un quadro coerente che leghi assunzioni e finanziamenti su principi di merito e di responsabilità delle scelte. Saremmo invece entusiasti di poter lavorare in un'università italiana se fossimo reclutati autonomamente da chi pensi che le nostre qualifiche siano le migliori, sapendo che quella scelta farà una differenza in positivo o in negativo quando si tratterà di attirare fondi di ricerca o di impostare un curriculum didattico di qualità. Vorremmo anche contare su una revisione dei nostri progetti di ricerca nel modo più accurato e trasparente possibile. Tutto ciò richiede un ripensamento del sistema nel suo complesso. Conosciamo numerosi ricercatori che fanno ricerca innovativa in Italia e sarebbero prontissimi a trasformare profondamente l'attuale sistema. Portare più ricercatori all'interno del sistema universitario attuale senza inserirli in un contesto adeguato dove possano competere per fondi di ricerca ricorrenti e stabili, non garantirebbe a questi ricercatori di raggiungere quei risultati di eccellenza che ci si aspetta. (Fonte: S. Gaudio a nome di un gruppo Università e Ricerca del Pd negli USA, Lettera aperta a Matteo Renzi, Unità 03-11-15)