Home 2015 18 marzo SCUOLA LA SCUOLA. GLI STUDENTI COME “CLIENTI” DA ACCONTENTARE, NON COME DISCEPOLI CHE DEVONO FORMARSI
LA SCUOLA. GLI STUDENTI COME “CLIENTI” DA ACCONTENTARE, NON COME DISCEPOLI CHE DEVONO FORMARSI PDF Stampa E-mail

Come chiunque abbia un minimo di esperienza scolastica nell’insegnamento sa benissimo, chiedere a studenti e genitori di decidere sui modi e i contenuti dell’insegnamento è quantomeno azzardato. Con l’esclusione di un piccolo segmento di volenterosi, la maggior parte degli studenti, soprattutto negli anni dell’obbligo, sogna soprattutto meno disciplina, meno carico didattico e meno compiti a casa, in questo sostenuti da genitori che gradiscono poco brutti voti e bocciature ma raramente spronano i propri rampolli a lavorare di più. I problemi degli insegnanti in Italia sono certamente tanti. Sono poco selezionati, poco incentivati, poco pagati, poco apprezzati e meno ancora rispettati. Quello di cui sicuramente non hanno bisogno è di essere esposti ad un giudizio continuo che non mette in discussione le competenze e o risultati (magari!) ma il loro indice di gradimento: estrema conseguenza di una visione cialtronesca della scuola (e dell’università) in cui gli studenti (e i genitori) si percepiscono come “clienti” da accontentare, non come dei discepoli che devono formarsi (e, orrore!, magari faticare ed essere selezionati). Il profilo ideale del “buon insegnante” oggi diventa così quello di un bravo imbonitore, un conduttore da ruota della fortuna simpatico e amichevole. (Fonte: N. Novelli, Mente Politica 07-03-2015)