Home 2015 16 febbraio DOCENTI PROFESSORI ORDINARI: A FRONTE DI OGNI UNDER 40 CI SONO 474 OVER 60. MA LA RICETTA PER RIMEDIARE ATTENDE CHE IL GOVERNO DECIDA “DI QUALE UNIVERSITÀ ABBIAMO BISOGNO”
PROFESSORI ORDINARI: A FRONTE DI OGNI UNDER 40 CI SONO 474 OVER 60. MA LA RICETTA PER RIMEDIARE ATTENDE CHE IL GOVERNO DECIDA “DI QUALE UNIVERSITÀ ABBIAMO BISOGNO” PDF Stampa E-mail

Su 13.239 professori ordinari non ce n’è nemmeno uno che sia al di sotto dei 35 anni, mentre solo 15 in tutto sono under 40. E dal 2008 a oggi sono diminuiti del 97 per cento i professori associati e i ricercatori con meno di trent’anni. Praticamente sono spariti. Un vero peccato, soprattutto considerando che i ricercatori italiani, sebbene rappresentino appena il 4 per mille degli occupati totali (la media europea è pari al doppio) e il nostro paese sia 28° al mondo per investimenti nel settore, secondo gli ultimi dati dell’European Research Council, sono ottavi al mondo per numero di pubblicazioni sulle maggiori riviste scientifiche. Si tratta, però, di un patrimonio che spesso va ad arricchire altri paesi, visto che molti alla fine scelgono la strada dell’estero per l’impossibilità di inserirsi stabilmente nel nostro sistema accademico. Anche per questo i professori universitari italiani sono troppo vecchi e la loro età media continua a salire costantemente. La sproporzione tra “giovani” e “vecchi” per quanto riguarda gli ordinari è impressionante: a fronte di ogni under 40 ci sono 474 over 60. E se si considerano nel complesso ordinari, associati e ricercatori, si scopre che gli ultrasessantenni sono il 24,8 per cento del totale (che ammonta a 51.807 unità), mentre coloro che hanno meno di quarant’anni sono un terzo di questi (8,8 per cento). (Fonte: universita.it 24-01-2015)
Per questi problemi, al di là di ogni dubbio causati dal freno tirato sul turnover, il sottosegretario Faraone (intervista a La Stampa del 24 c.m.) lancia la sua ricetta, senza evitare di scivolare nel vecchio ritornello sui baroni: “La ricetta per il futuro dell’università prevede un cambiamento di mentalità, che non metta più al centro le carriere dei docenti e superi la logica baronale. Il sistema, invece - sostiene Faraone - dovrebbe porre al centro la formazione della futura classe dirigente e produttiva del Paese”. “Parliamo pure di reclutamento e carriera, ci mancherebbe”, dice il sottosegretario, “ma facciamolo in un’ottica diversa: prima decidiamo di quale università e di quale corpo docente abbiamo bisogno per far progredire l’Italia, poi troviamo risorse e strumenti”. E allora tutti in attesa di sapere di quale università e di quali docenti abbiamo bisogno secondo il governo. (PSM)