Home 2015 16 febbraio IN EVIDENZA RETRIBUZIONI. SCATTO PREMIALE E BLOCCO STIPENDIALE
RETRIBUZIONI. SCATTO PREMIALE E BLOCCO STIPENDIALE PDF Stampa E-mail

Lo scatto premiale era lo “scatto di consolazione” per compensare il congelamento (infatti, sta nelle Norme transitorie e finali della l. 240/2010). D’ora in poi dovrebbe valere il comma 14 dell’art. 7, riportato di seguito*. Purtroppo, il blocco continua ad essere reiterato con il risultato che – di fatto – non esiste più alcuna progressione stipendiale (tranne sembra se si mettono al mondo dei figli: leggi qui.)
*14. I professori e i ricercatori sono tenuti a presentare una relazione triennale sul complesso delle attività didattiche, di ricerca e gestionali svolte, unitamente alla richiesta di attribuzione dello scatto stipendiale di cui agli articoli 36 e 38 del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, fermo restando quanto previsto in materia dal decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. La valutazione del complessivo impegno didattico, di ricerca e gestionale ai fini dell’attribuzione degli scatti triennali di cui all’articolo 8 è di competenza delle singole università secondo quanto stabilito nei regolamenti di ateneo. In caso di valutazione negativa, la richiesta di attribuzione dello scatto può essere reiterata dopo che sia trascorso almeno un anno accademico. Nell’ipotesi di mancata attribuzione dello scatto, la somma corrispondente è conferita al Fondo di ateneo per la premialità dei professori e dei ricercatori di cui all’articolo 9. (Fonte: G. De Nicolao, Roars 17-01-2015).
Gli scatti stipendiali erano un modo per assicurare una qualche progressione economica ad una categoria i cui stipendi iniziali sono estremamente bassi, se paragonati a quelli percepiti in Paesi europei simili. Per questo venivano dati a tutti quelli che non avessero gravemente demeritato. Se ora lo “scattino” una tantum viene dato solo alla metà del personale, senza che nel frattempo gli stipendi iniziali siano cresciuti, il risultato è semplicemente una riduzione dello stipendio della categoria. La riduzione è resa ancora più profonda dal fatto che ai nuovi assunti ex “legge Gelmini” non viene più ricostruita la carriera. E, poiché l’età media dei ricercatori e degli associati è alta (visto anche che negli ultimi anni non è entrato o passato quasi nessuno…) questo significa uno stipendio ancora più basso. Allora il vero punto a me sembra questo: è accettabile che una così profonda modifica salariale sia passata quasi in silenzio? (Fonte: fido, Roars 17-01-2015)