Home 2015 20 gennaio VARIE SISTEMA DI AUTOVALUTAZIONE. RESA NOTA UNA RELAZIONE COMMISSIONATA DAL PRECEDENTE MINISTRO
SISTEMA DI AUTOVALUTAZIONE. RESA NOTA UNA RELAZIONE COMMISSIONATA DAL PRECEDENTE MINISTRO PDF Stampa E-mail

La Relazione finale relativa a “Proposte operative in materia di potenziamento del sistema di autovalutazione della qualità e dell’efficacia delle attività didattiche e di ricerca delle università, dell’accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio universitari e della valutazione periodica della qualità, dell’efficienza e dei risultati conseguiti dagli atenei”, predisposta da una Commissione (allo scopo nominata con decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 3 luglio 2013, n. 596) e finora non resa pubblica, è stata resa di pubblico dominio da Roars il 22 dicembre grazie alla cortesia dei membri della Commissione. Dalle conclusioni della relazione finale si stralciano i seguenti passi:
L’impianto prevalentemente autorizzativo del D.M. 47/2013, basato su accreditamenti concessi in base a criteri numerici applicati in maniera meccanica e generalizzata, e indipendentemente dal contesto in cui andranno a operare e dai risultati ottenuti, ha già dimostrato di produrre, come era prevedibile, un effetto di ridimensionamento dell’offerta didattica universitaria, in larga misura indipendente dalla qualità del servizio formativo erogato. L’insistenza su vincoli numerici definiti a priori, che non tengano conto delle situazioni specifiche delle università – le quali, a causa di vincoli finanziari e legislativi esterni, non sono in grado, se non in minima parte, di indirizzare il proprio sviluppo con scelte culturali consapevoli – porterà prevedibilmente alla chiusura di corsi di studio validi e molto frequentati in modo del tutto indipendente dalla qualità effettiva dell’offerta formativa, nonché all’introduzione forzata del numero programmato anche in corsi di studio dei cui laureati il paese ha grande necessità. Una valutazione seria e generalizzata dei corsi di studio proposti e dei risultati ottenuti, ovviamente necessaria a garanzia della qualità complessiva dell’offerta formativa, non può basarsi su un modello autorizzativo basato su vincoli numerici, quale è nella sostanza esclusivamente il modello contemplato nel d.m. 47/2013, e deve invece articolarsi in formule di valutazione e controllo che valorizzino e sollecitino la responsabilità dei singoli atenei. L’attività formativa delle università va valutata sulla base dei risultati conseguiti, in termini di efficacia e di efficienza, e non sulla proiezione astratta delle sue teoriche potenzialità.
Gli obiettivi ai quali la Commissione ritiene che ci si debba orientare devono ispirarsi ai processi di valutazione consolidati nei paesi OCSE più avanzati, che appunto prediligono la valutazione a posteriori e la misura dei risultati raggiunti, sia in assoluto sia in relazione ai parametri che gli atenei si erano dati. La Commissione, pur consapevole delle attuali ristrettezze di bilancio e della scarsezza delle risorse disponibili, si sente in dovere di mettere in guardia dal rischio che la pur comprensibile preoccupazione per i costi possa ridurre l’intero processo di valutazione a un inutile percorso burocratico, improntato a tecnicismo numerico e a metodi di controllo formali che non consentirebbero di entrare nel merito dell’effettiva qualità dei singoli corsi di studio. Mentre la qualità delle iniziative formative, lo si ripete, può essere seriamente ed efficacemente valutata solo attraverso procedure articolate, idonee a cogliere la consistenza e la portata sostanziale delle iniziative formative valutate e che contemplino anche la visita in loco da parte di commissioni di esperti e competenti valutatori.
(Fonte: http://tinyurl.com/oxqkmaw 22-12-2014)