Home 2015 20 gennaio RICERCA. RICERCATORI RICERCA. SEGNALAZIONI DI FRODI SCIENTIFICHE
RICERCA. SEGNALAZIONI DI FRODI SCIENTIFICHE PDF Stampa E-mail

Enrico Bucci la chiama la «wikileaks della scienza». È un sito scarno, incomprensibile ai non specialisti: battezzato Pub-peer (https://pubpeer.com/) contiene segnalazioni anonime su articoli scientifici ritenuti «sospetti». Bucci, biologo napoletano ed ex ricercatore del Cnr, è partito da lì per indagare la correttezza della scienza italiana. E insieme cercare il possibile antidoto a un problema che preoccupa la comunità dei ricercatori (non solo in Italia): il diffondersi crescente di frodi scientifiche. «Ho analizzato circa 3.500 lavori biomedici segnalati su Pubpeer - denuncia -, quelli firmati da italiani sono 565: l’Italia è il secondo Paese dopo gli Usa in termini assoluti, ma il primo in percentuale sulla produzione scientifica. E l’università con la maggior percentuale di segnalazioni è la Federico II di Napoli». Con la sua società Biodigitalvalley Bucci vende, infatti, analisi dei dati biomedici e per assicurarsi di usare sempre informazioni corrette ha sviluppato un apposito software. Il programma, chiamato Imagecheck, analizza le immagini contenute negli articoli scientifici e segnala quelle che potrebbero essere manipolate (in biologia le immagini sono, di fatto, i «dati» con cui si lavora). «Ho verificato che il 70% delle segnalazioni su Pubpeer corrispondono agli errori rilevati con la mia procedura. Un 30% è “borderline”», spiega. Il software è stato chiesto da alcune importanti riviste scientifiche internazionali, che lo stanno usando per vagliare i lavori da pubblicare.
A chiedere a gran voce un «codice deontologico nazionale per la ricerca» c’è Elena Cattaneo, senatrice a vita e direttore del Centro di ricerca sulle cellule staminali dell’Università di Milano. «Parte della comunità scientifica si sta muovendo per risolvere il problema - assicura -. E sono orgogliosa che questa discussione si sia aperta in Italia». Secondo lei bisogna agire su tre livelli: maggiore autoregolamentazione e controlli più stretti a livello di singoli laboratori, dipartimenti e università, che possono prendere le prime sanzioni sui ricercatori scorretti (Fonte: E. Tebano, CorSera Salute 17-11-2014)