Home 2015 20 gennaio LAUREE-DIPLOMI-FORMAZIONE POST LAUREA-OCCUPAZIONE ISTITUTI TECNICI SUPERIORI. 68 SCUOLE SPECIALI DI TECNOLOGIA. NEI CASI MIGLIORI L'80-85% DEI DIPLOMATI TROVA IMMEDIATAMENTE UN POSTO
ISTITUTI TECNICI SUPERIORI. 68 SCUOLE SPECIALI DI TECNOLOGIA. NEI CASI MIGLIORI L'80-85% DEI DIPLOMATI TROVA IMMEDIATAMENTE UN POSTO PDF Stampa E-mail

Secondo la dizione ufficiale gli istituti tecnici superiori italiani sono «scuole speciali di tecnologia», parallele alla tradizionale università e basate su una stretta collaborazione tra formazione e mondo del lavoro, Proprio per questo vengono gestite da Fondazioni al cui interno devono essere presenti università e centri di ricerca, ma anche aziende ed enti locali (spesso le ex province), Sono previste sei aree di studio: Efficienza energetica, Mobilità sostenibile, Tecnologie della vita, Tecnologie per il made in Italy, Tecnologie per beni culturali e turismo e Tecnologie dell'informazione.
Partiti con i tempi ordinari della burocrazia (quasi tutti hanno avviato i primi corsi biennali tra il 2010 e il 2011), oggi gli Its sono 68 (Abruzzo 4, Liguria 4, Toscana 3, Umbria 1, Puglia 3, Piemonte 3, Lombardia 7, Friuli Venezia Giulia 2, Veneto 6, Emilia Romagna 7, Marche 3, Lazio 7, Campania 3, Calabria 4). In un momento in cui la disoccupazione giovanile raggiunge in Italia livelli record, sono un'eccezione: nei casi migliori l'80-85% e più dei diplomati trova immediatamente un posto. A livello nazionale la media degli assunti subito dopo la conclusione degli studi è pari, secondo i dati ministeriali, al 65%. Rispetto alla formazione tradizionale rappresentano una sorta di rivoluzione copernicana: strettissimo rapporto con il mondo del lavoro, periodi di tirocinio nelle aziende (almeno il 40% delle ore) organicamente inseriti nel curriculum che porta al diploma, il 50% degli insegnanti proveniente dal mondo professionale e non da quello accademico. Il loro principio ispiratore, mutuato dalle esperienze di Paesi come Francia e Germania, è chiaro: fornire dopo la maturità una formazione tecnica di alto livello.
«Per raggiungere l'obiettivo la legge ha previsto che gli Its abbiano una struttura complessa», spiega Eugenio Massolo, presidente dell'Accademia della Marina Mercantile. «A gestirli sono delle Fondazioni in cui per legge devono essere rappresentate università e centri di ricerca, enti locali, ma soprattutto aziende». Nel caso dell'Accademia le aziende sono i più grandi armatori italiani. Il numero dei corsisti e i programmi di studio vengono calibrati periodicamente in relazione alla capacità di assorbimento di nuovi diplomati e alle caratteristiche tecniche richieste dal settore. Per tutti gli istituti tecnici comunque il 2015 sarà un anno di svolta. Fino ad ora sono stati una realtà sperimentale e tutto sommato di nicchia: a oggi i diplomati sono stati circa 2000, gli iscritti ai corsi sono circa 6000. Da adesso il MIUR ha deciso di cambiare marcia. «Gli Its sono stati una rivoluzione e hanno dato la possibilità ai ragazzi di formarsi sperimentando l'alternanza scuola-lavoro», dice Gabriele Toccafondi, sottosegretario con delega agli Its. «Dopo la fase iniziale ora parte il monitoraggio del rendimento degli istituti e delle loro Fondazioni. Il finanziamento non sarà più a pioggia ma secondo un metodo premiale». Per ogni Its è stata stilata una pagella: quelli che hanno avuto i tassi di abbandono minori e che hanno collocato le percentuali più alte di allievi sul mondo del lavoro, riceveranno più soldi. Gli altri hanno un anno di tempo per migliorare le loro performance. Poi via alla riduzione dei finanziamenti, senza escludere nemmeno la chiusura dei corsi che in termini di risultato non sono riusciti a mettersi al passo. (Fonte: A. Allegri, Il Giornale 19-01-2015)