Home 2015 20 gennaio DOCENTI MERITOCRAZIA «SENZA NUOVI O MAGGIORI ONERI PER LA FINANZA PUBBLICA»
MERITOCRAZIA «SENZA NUOVI O MAGGIORI ONERI PER LA FINANZA PUBBLICA» PDF Stampa E-mail

Le progressioni stipendiali sono ormai tutte esplicitamente legate al ‘merito’, ma bloccate dal 2011. Bloccati fino a tutto il 2015 rimarranno gli scatti stipendiali triennali attribuibili a quanti conseguono una valutazione positiva del complessivo impegno didattico, di ricerca e gestionale. A parziale compensazione di questo blocco, la legge stabilisce attribuzioni ‘una tantum’ per il triennio 2011-2013. Che, infatti, proprio in questi giorni sono in distribuzione secondo criteri di merito accademico e scientifico, a chi avrebbe ‘meritato’ lo scatto nel triennio bloccato. Ma, comunque, a non più del 50% del personale. Questi ‘premi al merito’ sono stati resi possibili grazie a un grazioso gioco contabile: i fondi per le premialità provengono, infatti, dallo storno di risorse già stanziate, «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica», secondo il leitmotiv della legge Gelmini. E in generale, mentre – come ricercatori, dipartimenti, università – di ‘merito’ non se ne accumula mai abbastanza, i premi promessi sembrano decisamente modesti e non proporzionati all’impegno necessario ad ottenerli ed erogarli. Anche i complicati esercizi MIUR/ANVUR finalizzati a ‘premiare’ le università ‘virtuose’ generano ricompense ambigue. Mentre i costi e gli oneri organizzativi della valutazione sono sicuramente elevati (si pensi alla sola VQR, i cui costi pare si aggirino intorno ai 300 milioni di euro), in un regime di risorse continuamente decrescenti la quota premiale relativa si è, di fatto, trasformata in una quota punitiva. Grazie ad essa, gli Atenei più meritevoli al più riescono a mantenere approssimativamente invariate le risorse. Per gli altri il ‘premio’ ha la sola funzione di calcolare quante risorse sottrarre. (Fonte: M. Stazio e D. Borrelli, Roars 15-12-2014)