Home 2014 1 agosto RECLUTAMENTO RECLUTAMENTO. TORNARE AI CONCORSI PUBBLICI CON COMMISSARI ELETTI DALLA COMUNITÀ SCIENTIFICA
RECLUTAMENTO. TORNARE AI CONCORSI PUBBLICI CON COMMISSARI ELETTI DALLA COMUNITÀ SCIENTIFICA PDF Stampa E-mail

I professori universitari e, più in generale, la vita dei nostri atenei non godono certo di un occhio di riguardo da parte dell’informazione. L’opinione pubblica è quotidianamente sollecitata da cronache di concorsi truccati, di parentopoli e familismo amorale, di abituale assenteismo. Ci vuole una buona dose di ottimismo della volontà per immaginare che i docenti non siano tutti come li dipingono giornali, radiotelevisione e altri mezzi di comunicazione. E la politica fa assai poco per fermare questa vera e propria deriva di una rappresentazione catastrofica del nostro sistema universitario. Anzi dire “fa assai poco” è impreciso. Più rispondente alla realtà è piuttosto osservare la condizione che caratterizza oggi sia gli orientamenti e le politiche del governo sia gli atteggiamenti delle istituzioni rappresentative universitarie, CRUI (Conferenza dei Rettori) e CUN (Consiglio Universitario Nazionale) in particolare. Si potrebbe rappresentare quella condizione come un’oscillazione tra bulimia di provvedimenti inutili o addirittura controproducenti, che stanno appesantendo l’università con una burocrazia fuori controllo, e anoressia, cioè esile e fragile complesso di azioni veramente utili. Il MIUR ha finito per costituire una specie di Corte d’Assise della valutazione di docenti e strutture, sostituendosi di fatto agli organismi istituzionali. Oggi la valutazione è diventata una sbornia di acronimi. Eccone alcuni esempi: AVA (Autovalutazione, Valutazione Periodica, Accreditamento), AQ (Assicurazione di Qualità), SUA (Scheda Unica Annuale), AP (Accreditamento Periodico), CEV (Commissioni di Esperti per la Valutazione), TECO (Test sulle Competenze effettive di carattere generalista dei laureandi italiani).
La modesta proposta che mi sento di avanzare è quella di tornare a concorsi pubblici, fondati su procedure comparative, su commissari eletti dalla comunità scientifica e, solo in secondo momento, sorteggiati dal Ministero. E, per favore, aboliamo il componente straniero, che spesso non conosce nemmeno la lingua italiana e non sa quindi leggere le pubblicazioni di coloro che dovrebbe valutare: un segno di provincialismo, ancor più grave se si considera il fatto che per alcuni settori scientifico-disciplinari ha avanzato la sua candidatura un solo docente straniero. Insomma l’abilitazione scientifica nazionale italiana, nella sua prima – e si spera penultima tornata (quella del 2013 è in corso) – è stata snobbata dai docenti universitari di altri paesi.
(Fonte: A. Musi, L'Acropoli 23-07-2014)