Home 2014 12 maggio LIBRI ALMA MATRIGNA – L’UNIVERSITÀ DEL DISINCANTO
ALMA MATRIGNA – L’UNIVERSITÀ DEL DISINCANTO PDF Stampa E-mail

Autore: Pierluigi Celli. Imprimatur Editore, Reggio Emilia 2013, 106 pp.
Alma Matrigna contiene il Celli-pensiero sull’università, anche se a ben guardare le sue considerazioni riguardano la società nel suo insieme. Il libro è costruito con un doppio registro espressivo: da un lato la riflessione, dall’altro il racconto «frutto di fantasia, condensazione divertita di “leggende” correnti» (ai lettori capire dove finisce il racconto e dove inizia la realtà…). La delusione di Celli è palpabile, anche se dei suoi otto anni in università non è tutto da buttare – «Sono stati anni stupendi, di grande lavoro e di passione crescente» –, e alla fine ringrazia studenti, dipendenti e tanti professori con cui ha condiviso l’idea di una università diversa.
Ormai è tempo di ripensare alla funzione assegnata agli atenei. Riprendendo il pensiero di Montaigne («è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena»), Celli sottolinea che non basta fornire delle conoscenze, seppure di alta qualità: il mondo si trasforma velocemente, e le competenze acquisite oggi saranno vecchie domani. Bisogna «abituare gli studenti a collegare nozioni, saperi e pratiche in modo tale da restare attori del flusso e non spettatori irrigiditi». Bisogna insegnare loro a scegliere uno studio «che incroci passione e interessi personali con un’analisi attenta di dove sta andando il mercato del lavoro». Capiranno così che «il futuro è uno spazio di manovra, prima ancora che un tempo che ci attende, e dunque va costruito, preparato nel presente».
Nella seconda parte del volume troviamo un “Decalogo degli studenti del primo anno per orientarsi in università” dal quale traspare una sollecitudine quasi paterna dell’autore nei confronti dei giovani. E dopo aver fornito loro anche il “Decalogo operativo di una università ideale”, si accomiata con tre regolette di buona educazione che a qualcuno potrebbero sembrare scontate, ma purtroppo non lo sono, come troppe volte testimonia il rozzo comportamento di molti.
(Fonte: I. Ceccarini, rivistauniversitas marzo 2014)