Home 2014 14 marzo UE. ESTERO RUSSIA. L'ACCADEMIA DELLE SCIENZE A SAN PIETROBURGO STA PERDENDO L’AUTONOMIA
RUSSIA. L'ACCADEMIA DELLE SCIENZE A SAN PIETROBURGO STA PERDENDO L’AUTONOMIA PDF Stampa E-mail

Nei cieli di Russia non brillerà più la luce di un'antica istituzione della ricerca scientifica e umanistica. La prestigiosa Accademia russa delle Scienze, fondata a San Pietroburgo nel 1724 da Pietro il Grande, era riuscita, nel corso dei secoli, a sopravvivere ai sussulti della storia, sfuggendo anche alle turbolenze del periodo sovietico. Ma nella scorsa estate un'improvvisa riforma ha minato alla base la sua autonomia. In tempi rapidissimi, infatti, la Duma ha approvato la nuova legge con cui l'Agenzia federale degli Enti scientifici eredita dall'Accademia gli istituti di ricerca, con i relativi collaboratori scientifici, e tutti i diritti di proprietà (terreni e edifici, apparecchiature scientifiche). Nel giro di pochi mesi — dal 1° luglio, quando si discute per la prima volta il disegno legislativo, al 27 settembre, quando Putin rende esecutiva la riforma — migliaia di accademici hanno visto crollare un'istituzione che aveva dato alla Russia parecchi premi Nobel in varie discipline. Settantadue autorevoli membri dell’Accademia (fondatori del «Club 1° luglio», pubblicamente sostenuto da oltre duemila scienziati «resistenti») hanno alzato il tiro, dichiarando la loro rinuncia a far parte della nuova istituzione disegnata da Putin. Tra questi, anche due brillanti studiosi di fama mondiale, il fisico Vladimir Zakharov e lo storico dell'antichità Askold Ivantchik, che hanno accettato di illustrare la loro posizione a «la Lettura». «Siamo di fronte a una riforma senza precedenti — spiega Ivantchik — tenuta nascosta addirittura al presidente dell'Accademia, che ne è venuto a conoscenza solo la notte prima della diffusione ufficiale del disegno di legge. Non sono state rispettate neanche le regole che prevedono la pubblicazione di una legge almeno due mesi prima della discussione in Parlamento, per consentire un dibattito pubblico». Luciano Maiani, ex direttore del Cern, ha giustamente osservato che l'unica analogia nella storia moderna richiama lo svuotamento, imposto da Mussolini, dell'Accademia dei Lincei, che fu assorbita, comprese le proprietà, dalla fascista Accademia d'Italia...». «Di fatto — aggiunge Ivantchik — si tratta di un disegno che vuole asservire l'Accademia al potere politico. Gli istituti di ricerca dovranno essere subordinati all'Agenzia federale degli Enti scientifici che si presenta come un'istituzione governata da burocrati, incapaci di capire tanto le esigenze della ricerca scientifica quanto le necessità che riguardano la vita dei colleghi scienziati.
Anche l'Istituto di Filosofia dell'Accademia alza la voce, attraverso le dichiarazioni del suo direttore, Abdusalam Guseinov, illustre studioso di etica: «L'Accademia non sarà più protagonista del suo sviluppo: viene declassata a essere un osservatore passivo, privo di strumenti per incidere veramente sul suo destino. Ho l'impressione che il governo abbia ridotto noi accademici a generali senza armata, a un club di gentiluomini che ha perduto la sua identità scientifica...».

Adesso, calato il sipario sull'Olimpiade invernale, sarà molto importante attirare l'attenzione dei media internazionali per squarciare il velo del silenzio. E, in ogni caso, la protesta continuerà. Perché questa è la volontà di migliaia di scienziati russi decisi a lottare, fino in fondo, per la loro indipendenza e per una ricerca libera da ogni asservimento al potere politico.
(Fonte: N. Ordine, Corsera La lettura 02-03-2014)