Home 2014 14 marzo UE. ESTERO VENEZUELA. LE UNIVERSITÀ AL CENTRO DELLE PROTESTE
VENEZUELA. LE UNIVERSITÀ AL CENTRO DELLE PROTESTE PDF Stampa E-mail

A quasi un anno dalla morte del leader Hugo Chávez, il successore Nicolás Maduro si trova a fronteggiare la peggiore crisi del suo mandato. Il centro delle proteste questa volta sono le università. Alejandro Arana, studente del quinto anno di medicina alla Universidad Centroccidental Lisandro Alvarado (Ucla), racconta la protesta: “Uno dei motivi principali è l’insicurezza: migliaia di venezuelani muoiono per la violenza nelle strade, che sta addirittura aumentando”. “Quando esci non sai se tornerai – conferma Maria Adames Cardinale, anche lei studentessa di medicina alla Ucla – Possono ucciderti anche per un cellulare. I giovani sono stufi e vogliono il cambiamento”. Nel 2013 in Venezuela, secondo l’ultimo rapporto di una Ong, si sono registrati 24.763 omicidi, dato che ne fa uno dei Paesi più pericolosi al mondo. “Abbiamo un’inflazione superiore al 50% e in questo momento mancano prodotti basilari di consumo – conferma Jefferson Quiroz, anche lui studente – non si trovano pane, latte, farina e carta igienica perfino nei Mercal, gli spacci controllati dal governo.
Anche i professori si uniscono alla protesta. Anche Gerardo Marquez, quando lo sentiamo, si sta preparando a scendere in piazza. È professore di auditoria (auditing) presso la facoltà di amministrazione della Ucla di Barquisimeto. “Anche qui la guardia nazionale ha usato gas, idranti e proiettili da 9 millimetri – conferma il docente – arrestando e picchiando diversi studenti, anche minorenni”. Perché ha deciso di appoggiare la protesta degli studenti? “Premetto che sono contro i vandali che si mescolano agli studenti per saccheggiare i negozi e provocare i militari. La protesta pacifica però deve essere permessa, mentre il presidente Maduro è andato in televisione a dire che le manifestazioni erano proibite. Per questo sto protestando anch’io”. Nelle proteste le ragioni politiche e sociali si sommano a quelle proprie della realtà universitaria in Venezuela: “Mancano le strutture e i computer, le biblioteche non sono fornite e le classi sovraffollate. Il governo favorisce inoltre le università direttamente sotto il suo controllo, come l’Universidad Bolivariana e l’Unefa, l’ateneo delle forze armate. Questi istituti ricevono maggiori finanziamenti e borse di studio ma sono sotto il controllo ideologico del regime, senza alcun pluralismo”. Come ha reagito il mondo accademico alla repressione? “Il consiglio universitario Ucla ha sospeso le lezioni il 13 e il 14 febbraio. Lunedì 17 sono ripartite le attività amministrative e il 18 quelle accademiche, ma gli studenti hanno bloccato le lezioni”.
(Fonte:
www.unipd.it 16-02-2014)