Home 2014 14 marzo IN EVIDENZA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. FRENI TIRATI ANCHE A PROVVEDIMENTI DI ASSOLUTA EMERGENZA
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. FRENI TIRATI ANCHE A PROVVEDIMENTI DI ASSOLUTA EMERGENZA PDF Stampa E-mail

La causa principale della scarsa efficienza e delle estenuanti lentezze della Pubblica Amministrazione nell'espletamento dei propri compiti era già stata individuata mezzo secolo fa: ossia, il potere pervasivo e autoreferenziale (una sorta di "manomorta") esercitato dall'alta burocrazia ministeriale lungo le corsie di gestione ed esecuzione dei provvedimenti varati dal governo e dal Parlamento. Dalla Prima alla Seconda Repubblica, quest'anomalia ha finito per assumere aspetti e risvolti sempre più inibenti e dilatori, a scapito del funzionamento e dell'immagine delle istituzioni pubbliche. D'altronde, la continua proliferazione di norme primarie e suppletive, che ha generato una selva legislativa ipertrofica e talvolta contraddittoria, da un lato ha reso ancor più complessa e onerosa la congerie di vincoli e adempimenti; e, dall'altro, ha moltiplicato le prerogative dei "gros bonnets" al vertice dei vari dicasteri che sovrintendono anche a una vasta filiera di enti pubblici paralleli. I massimi dirigenti e i funzionari di rango elevato a capo di questo conglomerato di attività sussidiarie e complementari ai processi legislativi, sono giunti così a detenere, di fatto, in quanto titolari in via permanente di un determinato ufficio o dipartimento, consistenti poteri discrezionali: da quelli di esegesi e monitoraggio delle diverse normative quanto alle modalità della loro applicazione, a quelli di accelerazione o d'interdizione quanto ai tempi della loro attuazione. Più volte si è denunciato il persistente iato, dovuto a questa spessa intercapedine corporativa, fra l'adozione di risoluzioni legislative ancorché importanti e la loro messa a punto e concreta realizzazione da parte della dirigenza ministeriale sulle cui scrivanie esse approdano e si depositano. Ma senza che si sia mai arrivati a ridimensionare effettivamente la potestà implicita o esplicita acquisita dalle alte sfere della Pa, in grado di opporre, motivandolo ogni volta alla stregua di un atto dovuto, un muro di gomma costituito da rituali formalistici, cavilli procedurali o quesiti superflui. E ciò, nonostante i reiterati impegni di tanti governi per disboscare questa intricata foresta di lacci e laccioli. Negli ultimi anni l'ingorgo avvenuto nell'iter attuativo di numerose leggi sfornate dalle Camere è giunto ad assumere dimensioni talmente abnormi da imbrigliare anche provvedimenti di assoluta emergenza. Se si considera che sino a qualche giorno fa, in mancanza dei relativi regolamenti, erano ancora in lista di attesa, per essere rese operative, oltre metà delle misure adottate dai governi Monti e Letta, nonostante avessero per lo più carattere d'urgenza e finalità di notevole rilievo economico e sociale. È perciò del tutto evidente che, di questo passo, anche alcune preminenti riforme strutturali, intese a ridare vigore e competitività a un Paese sfibrato dalla crisi, non produrranno in pieno o per tempo i loro effetti, se non si porrà mano a una bonifica da cima a fondo delle remore e delle pastoie che intasano e inceppano l'itinerario burocratico-amministrativo delle iniziative e decisioni assunte in sede legislativa.
(Fonte: V. Castronovo, IlSole24Ore 20-02-2014)