Home 2014 12 gennaio VARIE LA CULTURA DEGLI ALGORITMI
LA CULTURA DEGLI ALGORITMI PDF Stampa E-mail

Nel XIX secolo, in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Germania la ricerca e l'educazione tecnico-scientifica hanno iniziato lentamente a prevalere su quella umanistica. E tuttavia il modello humboldtiano - priorità delle discipline umanistiche rispetto a quelle scientifiche - sarebbe rimasto per molto tempo l'ideale globale di università. Ancora negli anni Sessanta del Novecento, un rapporto indipendente avrebbe stabilito come obiettivo del sistema universitario inglese «la promozione delle funzioni generali della mente, per produrre non solo specialisti, ma anche donne e uomini colti». Questa idea di università è stata ampiamente criticata, nel corso dell'ultimo secolo, per la sua impostazione umanistica, rivolta soprattutto alla tradizione e agli studi classici. L'idea di fondo era che facoltà scientifiche, tecno-scientifiche, professionalizzanti e umanistiche collaborassero insieme, senza gerarchie prefissate, e nella piena indipendenza del corpo docente, alla produzione di conoscenza per la collettività. Un bene, il sapere, considerato superiore a qualsiasi costo necessario per produrlo. Questa cultura dell'autorganizzazione è stata progressivamente erosa in tutto il mondo. Nell'università italiana, l'augusto modello ottocentesco si è incarnato fin dalla fondazione dello stato unitario in una realtà molto più prosaica. La questione della valutazione della ricerca rientra in un processo di progressivo dimagrimento dell'università italiana in nome dei superiori interessi del mercato. E la cultura quantitativa della valutazione (che si esprime in indici bibliometrici, ranking delle riviste, classifiche delle università, ecc.) adotta largamente quella cultura degli algoritmi che oggi domina la finanza e il mondo della rete. E spiace che, qua e là, anche docenti noti e stimati si siano prestati a questo atto di forza, un classico modello di interventismo politico-burocratico (per di più in nome dell'universalismo scientifico), il cui scopo ultimo è il cieco adeguamento alla cultura prevalente degli algoritmi.
(Fonte: A. Del Lago, Il Manifesto 23-12-2013)