Home 2014 12 gennaio VARIE CRITICA AL SISTEMA UNIVERSITARIO. UN SISTEMA SANZIONATORIO BASATO SULLA SFIDUCIA
CRITICA AL SISTEMA UNIVERSITARIO. UN SISTEMA SANZIONATORIO BASATO SULLA SFIDUCIA PDF Stampa E-mail

Il sistema universitario è ormai governato da una fitta e incolta selva di decreti ministeriali (regolamenti, circolari, atti di incerta natura), i quali si sono andati stratificando senza alcuna coerenza dalla fine degli anni ’80. La confusa sedimentazione normativa non è stata, però, priva di effetti. Ha aumentato in modo scriteriato la burocratizzazione, affiancandovi un’illusoria pretesa dirigistica. In tal modo si è smantellata l’università tradizionale, senza tuttavia riuscire a proporne una nuova. Può darsi che il tradizionale modello humboldiano – che non è riducibile solo a potestà di autogoverno, ma che in essa rinviene i propri presupposti – sia ormai superato, che non sia più proponibile l’idea di una comunità degli studi e degli studiosi che fonda le proprie pretese di autonomia sulla necessità di garantire il sapere e la libertà della scienza. Quel che in ogni caso è certo è che non vedo nessuna capacità di sostituire a questo un altro modello. È dai tempi del ministro Antonio Ruberti che nessun governo o forza politica riesce ad andare oltre a qualche balbettio sull'università. La pretesa di alcuni - che si sostiene essere alla base della riforma in atto - di costruire un modello aziendale, dirigistico, efficientistico, economicistico di università, semplicemente non esiste. Almeno in Italia. La voglia di trattare la cultura come merce è banalmente l’affermazione di un non modello. La mera espressione di una regressione culturale. Basterebbe leggere qualche classico liberale o guardare fuori dai confini per comprendere la differenza ontologica tra mercato e cultura. Il tentativo di riduzione della cultura a merce è solo l’indice del fallimento nella costruzione del nuovo sistema. La riforma universitaria promossa con l’ultima legge (la 240 del 2010) si inserisce come tessera di un mosaico da tempo in costruzione. Essa, se da un lato tende a chiudere definitivamente le porte all’università intesa come una “comunità degli studi”, autosufficiente, composta da studiosi e da studenti autonomi e in grado di autogovernarsi; dall’altro esprime la definitiva rinuncia ad affermare un’altra idea di università. È la «sfiducia» (la rinuncia come sfiducia) la cifra della legge 240. Essa esprime un giudizio puramente negativo sull’università che induce a un atteggiamento fortemente sanzionatorio. Una diffidenza estrema e un'ansia punitiva, la quale fa agio sulla stessa intelligibilità del disegno normativo complessivo.
(Fonte: G. Azzariti, Il Manifesto 12-11-2013)