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RICERCA. CRISI ECONOMICA E DELLA RICERCA PDF Stampa E-mail

La crisi economica è stata originata da fenomeni endemici legati alla spregiudicata ed eccessiva finanziarizzazione dell'economia e non da un eccessivo debito pubblico dovuto alla costruzione di un welfare state che "non ci possiamo più permettere" come si vuole far usualmente credere. I soli Paesi dell'Europa comunitaria hanno pagato un costo di quattro trilioni di dollari per salvare le banche dalla propria ingordigia di credito facile, ma al sesto anno dall'esplosione delle crisi la disoccupazione, di pari passo con le disuguaglianze nella ricchezza, è arrivata a livelli altissimi. In particolare nei Paesi dell'Europa meridionale la disoccupazione giovanile è intorno al 40% e i sistemi dell'istruzione e della ricerca sono sottoposti a un attacco che ne minaccia la stessa sopravvivenza.
Amaya Moro-Martín, un'astrofisica ritornata in Spagna con la prestigiosa ma temporanea borsa Ramòn y Cayal, prima di ritornare in America ha scritto una lettera al primo ministro, pubblicata da El Pais e dal Guardian che si conclude dicendo "Mariano [Rajoy, il primo ministro spagnolo, ndr], durante la sua amministrazione, la ricerca in questo Paese è sprofondata irrimediabilmente nel baratro della Fossa delle Marianne. Anche in Grecia e Portogallo c'è stata pressione fortissima da parte dei governi per ridurre i costi a tutti i livelli, compresa la partecipazione a organizzazioni internazionali. In un confronto tra giovani scienziati dei paesi dell'Europa meridionale a cui ho recentemente partecipato ho notato grandi analogie tra la situazione italiana e quella spagnola, greca, portoghese dove la drastica riduzione negli investimenti causa un'endemica precarietà dei giovani ricercatori e una sempre più pressante "fuga dei cervelli".
(Fonte: F. Sylos Labini, FQ 24-11-2013)