Home 2013 28 marzo LAUREE LAUREE. CONFRONTI COREA DEL SUD - ITALIA
LAUREE. CONFRONTI COREA DEL SUD - ITALIA PDF Stampa E-mail

Si prenda a esempio la Corea del Sud, un paese più piccolo dell’Italia che trent’anni fa, nel 1980, aveva un Pil pro capite equivalente a 1/4 di quello italiano. Ebbene, trent’anni fa, a tavolino, è stato deciso di investire in alta educazione e in ricerca scientifica. Queste trasformazioni non possono che avvenire ad opera dello Stato e il mercato da solo non può operarle. Nel 1980, i laureati in Corea del Sud erano circa il 10% della popolazione, meno che in Italia. In trent’anni, la Corea del Sud è diventata il paese con il maggior numero di laureati nella fascia 25-34 anni. In questo momento il 63% dei giovani coreani del Sud si laurea. Se proiettiamo questi dati da qui a trent’anni, avremo che nel 2040 quella società sarà formata per i 2/3 da laureati. L’Italia, per quanto negli ultimi trent’anni sia migliorata, è passata da un 10-12% di laureati a meno del 20%, nella stessa fascia d’età. C’è da aggiungere che la Corea del Sud è solo il picco di un iceberg. Ci sono paesi che già adesso hanno oltre il 55% di laureati sull’intera popolazione: il Giappone, la Russia, il Canada. Sembra chiaro che fra trent’anni il mondo sarà diviso in due universi cognitivi: da un lato i paesi in cui la media generale della popolazione avrà 20-25 anni di studi alle spalle e, dall’altro, i paesi in cui chi avrà 20-25 anni di studi alle spalle sarà l’eccezione, una piccola minoranza. C’è da scommettere che i primi saranno avvantaggiati e non soltanto in termini economici, ma da tutti i punti di vista. Quando la nuova globalizzazione ha fatto irrompere sui mercati mondiali una serie di paesi industrializzati con un costo del lavoro infinitamente inferiore a quello dell’Italia, non è stato più possibile fare in maniera competitiva sedie, tavoli, divani ecc., con lo stesso costo del lavoro. Nello stesso momento, entravamo nel sistema della moneta unica, l’euro, e non avevamo più una moneta svalutabile, eravamo vincolati a una moneta forte, senza la possibilità di gioco finanziario. Questa situazione avrebbe dovuto indurre, proprio negli anni ’80 e ’90, la nostra classe dirigente politica, industriale, sindacale, intellettuale in genere, a sedersi intorno a un tavolo e a fare le scelte che ha fatto sostanzialmente la Corea del Sud.
(Fonte: P. Greco, roars 23-02-2013)