Autori: Christine T. Ennew e David Greenaway. Ed. Palgrave Macmillan, Basingstoke 2012, pp. 256. Il volume, che in parte utilizza documenti presentati alla Annual Dearing Higher Education Conference 2011, svoltasi nell’Università di Nottingham, focalizza nei capitoli 6 e 13 le chiavi di tendenza dello sviluppo dell’istruzione transnazionale dalle origini ai giorni nostri, evidenziandone le dinamiche, le sfide, i reciproci benefici università/industria. Sono passate in rassegna le prospettive regionali in Cina, in India e in Malesia, non tralasciando il ruolo di Bruxelles nella configurazione europea dell’istruzione superiore. Vengono inoltre approfonditi, anche con l’ausilio di tabelle statistiche, alcuni esempi di proficue collaborazioni avviate tra India e Stati Uniti, come quelle con l’EBI (Energy Biosciences Institute) e il MIT (Massachusetts Institute of Technology) in campo energetico. Tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI, la mobilità di studenti (passati dalle 800.000 unità nel 1975 ai 3,7 milioni nel 2009) e docenti ha conosciuto un’espansione senza precedenti. Inoltre, mercati del lavoro sempre più globali hanno originato la concorrenza dell’economia del sapere, basata sul talento e sull’importanza dell’istruzione internazionale. Alcuni ritengono che l’internazionalizzazione – attraverso le attività di mobilità, le partnership e lo scambio di esperienze – costituisca la risposta del settore formativo alla globalizzazione in atto; per altri rappresenta la modalità con cui le istituzioni accademiche stanno sperimentando la loro versione del processo di globalizzazione. Jane Knight la considera un processo di integrazione internazionale, interculturale e globale negli obiettivi e nelle funzioni dell’istruzione superiore. De Wit e Hudzik la configurano invece come un meccanismo utilizzato dalle università per raggiungere i loro obiettivi attraverso la diffusione transnazionale della conoscenza. Ma tutti sono concordi nel valutarne l’impatto positivo, sia a livello nazionale che delle singole istituzioni formative, sul piano economico e socio-culturale. (Fonte: M. L. Marino, rivistauniversitas marzo 2013)
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