SUSSIDIARIETÀ E… NEO LAUREATI E LAVORO – RAPPORTO SULLA SUSSIDIARIETÀ 2012/2013 |
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AA.VV. Ed. Fondazione per la Sussidiarietà, Milano 2013, pp. 216. Il 7° Rapporto annuale della Fondazione per la Sussidiarietà analizza la transizione dei neolaureati dall’università al lavoro per comprendere quanto la loro intraprendenza li renda protagonisti attivi nel percorso verso l’attività lavorativa e quanto le reti sociali influiscano sullo status occupazionale raggiunto. L’indagine – effettuata in collaborazione con il dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica e con il Consorzio Interuniversitario Almalaurea – propone i risultati di un’indagine che ha coinvolto 5.750 laureati, già impegnati in attività lavorative, a 4 anni dal conseguimento del titolo. E’ stato smentito innanzitutto lo stereotipo dei giovani “schizzinosi e bamboccioni”, ed è emerso che per due terzi dei giovani l’accesso universitario funge ancora da ascensore socio-culturale rispetto alla famiglia d’origine. Tuttavia il nostro Paese si connota per un eccesso di laureati in materie deboli e con scarsa possibilità di utilizzo delle competenze nel mercato del lavoro. Scarseggiano invece i cosiddetti “generalisti di massa”, ovvero i profili con competenze generiche ma di alto livello. Chi sa cogliere al volo le opportunità, ha frequentato stage in Italia o all’estero e non ha problemi a trasferirsi ha maggiori possibilità di trovare un posto a tempo indeterminato e guadagna di più. A differenza di quanto si pensa abitualmente – soprattutto per gli uomini – la crescita professionale conta più della stabilità del posto fisso. Oltre la metà del campione interpellato (53%) ha studiato in modo brillante e ha mostrato un’ampia adattabilità e disponibilità a trasferire la residenza o a sobbarcarsi lunghi trasferimenti casa-lavoro (il 63% degli uomini, il 60% degli ingegneri, il 60% dei residenti al Sud e il 60% dei lavoratori precari). I canali informali utilizzati (relazioni parentali e amicali) aprono la strada prevalentemente alle lauree deboli e costruiscono carriere più fragili e meno soddisfacenti sia in termini di guadagno che di realizzazione professionale. Le cosiddette lauree forti sono quelle preferite sul mercato e traggono giovamento dai servizi di placement istituzionali, a cominciare da quelli universitari. L’indagine fa emergere l’utilità del ruolo svolto dagli atenei nelle fasi dell’orientamento e del tutorato, purtroppo ancora poco utilizzate rispetto al contesto europeo e sottolinea le attività di intermediazione universitaria tra domanda e offerta di lavoro, favorite dalla più recente legislazione. (Fonte: M. L. Marino, rivistauniversitas marzo 2013)
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