Home 2012 10 Dicembre LO STATO PRESENTE DELL’UNIVERSITÀ
LO STATO PRESENTE DELL’UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

Non si può parlare della valutazione della ricerca astraendo dalle condizioni presenti dell’università italiana. Il modo nel quale, infatti, si è impostata e si sta svolgendo la complessiva attività di valutazione è influenzato da tali condizioni e, a sua volta, le influenza.
Le condizioni dell’Università, il luogo nel quale principalmente si fa ricerca in Italia, sono miserevoli:

- i rettori, scelti spesso in base a criteri di selezione inversa e prigionieri di una concezione bonapartista (quando non satrapesca o bossistica) della loro funzione, si sono erti a rappresentanti delle università e hanno persino costituito un loro piccolo Parlamento i cui poteri sono cresciuti, e che opera come un organo corporativo;

- le strutture fondamentali, le facoltà, sono in corso di cambiamento in dipartimenti (la dipartimentalizzazione, già criticata a suo tempo da Massimo Severo Giannini, sta avendo esiti diversi talora cambiando solo il nome, talaltra producendo riaggregazioni per disciplina, talaltra conducendo ad altri risultati, spesso dannosi, senza che alcuno si preoccupi di valutare i risultati del processo in corso) ;

- le risorse scarseggiano, dopo anni di relativa abbondanza che hanno moltiplicato le sedi universitarie, molte delle quali sono solo “teaching universities”, o grandi licei (basti dare uno sguardo alle loro biblioteche);

- sono quasi sei anni che non si reclutano nuovi docenti, con conseguenti vuoti e invecchiamento del corpo professionale;

- fuggono altrove i giovani ricercatori senza grandi prospettive davanti, e fuggono i giovani e vecchi professori, alla ricerca periodica di buone e funzionanti biblioteche estere, dove trascorrere anni sabbatici o mesi di clausura;

- la ricerca si sta spostando fuori dell’università, un fenomeno non ignoto agli storici, che si è verificato, ad esempio, in Europa, nel Sei-Settecento;

- le strutture amministrative centrali si sono auto-annullate, proprio nel momento nel quale, con l’autonomia universitaria, vi era bisogno di un centro forte quale strumento di raccordo, di scambio, di trasmissione delle conoscenze, di verifica;

- non è in Italia nessuna delle poco meno di cinquanta università che  nel mondo corrispondano al modello humboldtiano (quello che ha fatto scrivere a un noto studioso americano nella prefazione a un libro appena uscito “I have often described life as a Yale Law School faculty member as the modern equivalent of living at the Court of Medici, but without the obligations of a courtier”: J. L. Mashaw, Creating the Administrative Constitution. The Lost One Hundred Years of American Administrative Law, Yale Univ. Press, 2012, p. IX: nessun professore universitario italiano potrebbe scrivere una frase analoga).
(Fonte: S. Cassese, stralcio della Relazione all’incontro promosso da Roars su “Il sistema dell’Università e della Ricerca. Fatti leggende futuro”, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Treccani, 15 novembre 2012)