Home 2012 18 Novembre RIFORMA. COSA NON È STATO FATTO SUL FRONTE UNIVERSITARIO
RIFORMA. COSA NON È STATO FATTO SUL FRONTE UNIVERSITARIO PDF Stampa E-mail

Il ministro ha evitato di definire la questione delle nuove immissioni in ruolo a seguito dei concorsi per le abilitazioni che si espleteranno, se i tempi non dovessero slittare, nel corso della prima metà del 2013. Al tempo dell’approvazione della riforma era stato previsto uno stanziamento straordinario per l’immissione nei ruoli di associato degli idonei all’abilitazione; tuttavia, le disposizioni vigenti in merito al blocco parziale del turnover rischiano di rendere non utilizzabile (e quindi riassorbibile) tale stanziamento. Si rischia il paradosso di aver messo in moto un’enorme macchina concorsuale priva di efficacia a causa del numero molto esiguo di posti che saranno effettivamente disponibili. Ciò accentua le incertezze della carriera universitaria, oltre alle difficoltà organizzative degli atenei causate dai numerosi pensionamenti. Il ministro ha anche evitato di mettere mano alla revisione dell’offerta formativa, attuando le normative già esistenti che prevedono requisiti minimi di docenza più stringenti di quelli attuali. Poiché la programmazione della didattica anticipa di circa nove mesi la sua attuazione, ciò fa ritenere che, a meno di sorprese, anche l’anno accademico 2013-14 seguirà le vecchie regole, scaricando la patata bollente sul prossimo ministro. Infine, inspiegabilmente non è stato ancora approvato il nuovo regolamento per il dottorato di ricerca che, secondo la riforma, dovrebbe essere riorganizzato con standard più vicini a quelli internazionali.
(Fonte: D. Checchi e T. Jappelli, lavoce.info 13-11-2012)