Home 2012 18 Novembre INTERVISTA AL RETTORE DELLA S. ANNA DI PISA, MARIA CHIARA CARROZZA
INTERVISTA AL RETTORE DELLA S. ANNA DI PISA, MARIA CHIARA CARROZZA PDF Stampa E-mail

Per rendere più competitivi i nostri atenei c'è chi sostiene la necessità dell'abolizione del valore legale del titolo di studio che però potrebbe apparire come una sorta di rinuncia al principio di diritto allo studio. «Ma in Italia il diritto allo studio non esiste già più - sbotta il rettore - i tagli progressivi fanno sì che non ci siano fondi per le borse di studio neanche per chi le merita». Però, nonostante gli sforzi, le nostre università rimangono sempre in fondo ai ranking internazionali di categoria, segno che forse anche la qualità difetta. E la critica più diffusa è che in Italia ci sono troppe sedi universitarie che drenano fondi altrimenti destinabili a chi realmente forma eccellenze. «Non credo che il problema sia soltanto il numero, effettivamente eccessivo, delle sedi universitarie - obietta il rettore -. Bisogna differenziare, non possiamo avere decine di università che fanno le stesse proposte con piani di studio più o meno identici. Sarebbe necessario differenziare l'offerta, specializzando alcuni centri. E questo servirebbe anche a decongestionare certi atenei-monstre come La Sapienza. Ma su questo tema non bisognerebbe dimenticare un altro aspetto: serve maggior collegamento tra la scuola e l'università, l'ultimo anno di liceo dovrebbe servire da orientamento per chi deve operare una scelta oculata. Questo selezionerebbe gli iscritti ed eviteremmo molti studenti demotivati». Funziona la modalità del concorso per la selezione in ambito universitario o è meglio l'avviso pubblico con job specification e un processo di selezione trasparente? «Sicuramente il secondo modello è quello che risponde alle mie idee - sorride Carrozza -. Non mi piace il sistema dei concorsi accademici con il metodo notarile che affida a norme rigide la valutazione del merito. Le università devono essere in grado di scegliersi i docenti in base alle loro attività, al curriculum, al prestigio, ma anche perché devono essere le persone giuste per quel tipo di università. E necessario che ci sia qualcuno che si assuma la responsabilità di una decisione dopo aver seguito un processo trasparente di selezione. Poi saranno i fatti a dire se la scelta è stata giusta o sbagliata e chi l'ha assunta si farà carico delle conseguenze. Io credo a questo metodo di selezione così come, promuovendo il cambio dello statuto della Sant'Anna, abbiamo scelto amministratori indipendenti. Serve un cambio culturale, la cosa pubblica deve essere gestita da amministratori indipendenti, non legati alla politica, che facciano solo l'interesse della scuola. Non a caso noi abbiamo scelto tra gli ex allievi di S. Anna». Un modello. Vedremo quanti avranno il coraggio di imitarlo. Perché a volte il talento è figlio del coraggio di certe scelte.
(Fonte: I. Trovato, Corsera 05-11-2012)