Home 2012 8 Ottobre PROFESSIONI. L’ANTITRUST SULLA RIFORMA FORENSE
PROFESSIONI. L’ANTITRUST SULLA RIFORMA FORENSE PDF Stampa E-mail
Per l’Antitrust: “È necessario evitare di fare passi indietro”; occorre, dunque, “monitorare l’attuazione della riforma”. E così, come già avvenuto questa estate (parere del 9 agosto 2012), l’Autorità torna a segnalare che permangono “alcuni profili di problematicità della proposta di legge” di riforma forense, che “appare reintrodurre misure limitative della concorrenza tra i professionisti”, che risultano “già superate dai più recenti interventi legislativi di riforma”. Dunque: “L’auspicio è che tali misure non siano reintrodotte”. L’Authority non si sottrae alla fase di proposta. E spiega che al fine di garantire la “piena efficacia delle norme che hanno introdotto la liberalizzazione delle tariffe professionali”, è necessario “eliminare il riferimento all’adeguatezza del compenso all’importanza dell’opera” (contenuto nell’articolo 9, comma 4, del Dl 1/2012), nonché abrogare la previsione per cui in ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione” (comma 2 dell’articolo 2233 del codice civile). In tal modo, infatti, si consente agli Ordini di reintrodurre surrettiziamente le tariffe obbligatorie. È molto duro il passaggio sui notai, dove esplicitamente s’invita ad abrogare la possibilità degli Ordini notarili di indagare sulla ‘concorrenza sleale’ dei colleghi: “Si tratta di una previsione che mantiene ingiustificate forme di controllo sulla libertà dei professionisti di organizzare la propria attività”. Ma l’Antitrust invita anche a rivedere i criteri per la determinazione della pianta organica “svincolandoli dall’obiettivo di garantire un ‘reddito minimo’ ai professionisti”. Per far ciò va abrogato il riferimento alla “quantità degli affari” e alla garanzia di “un reddito annuo, determinato sulla media degli ultimi tre anni, di almeno 50.000 euro di onorari professionali repertoriali”. Allo stesso fine, è necessario modificare anche il riferimento a “una popolazione di almeno 7.000 abitanti” con quello a “una popolazione al massimo di 7.000 abitanti”, in modo da garantire un livello minimo di servizio, senza limitare la possibilità, per ogni distretto, di una maggiore offerta di servizi notarili. E’ sconcertante infine che l’Antitrust ritenga che vada eliminato dai criteri per la determinazione del numero chiuso per l’accesso ai corsi universitari il “fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo”.
(Fonte: IlSole24Ore 02-10-2012)