Home 2012 8 Ottobre CORSI IN INGLESE. AUMENTA L’OFFERTA FORMATIVA
CORSI IN INGLESE. AUMENTA L’OFFERTA FORMATIVA PDF Stampa E-mail
Numerosi atenei stanno avviando iniziative ad hoc per favorire le iscrizioni di studenti stranieri. Fatti cento gli iscritti alle università italiane, appena 3,3 arrivano dall’estero. Un dato che ci colloca in coda alla classifica dei Paesi Ocse, in cui primeggia la Nuova Zelanda (26,5% di iscritti stranieri alle università locali), seguita dall’Australia (24,4%) e dalla Svizzera (21,2%). La media europea (7,7%) è sensibilmente più bassa, ma comunque su valori più che doppi rispetto all’Italia. “Le motivazioni che possono spingere uno studente straniero a scegliere una scuola italiana sono essenzialmente tre: la qualità dell’offerta formativa, le connessioni dei corsi con il mondo del lavoro e la presenza di grandi ricchezze artistiche e culturali nel Paese”, spiega Paolo Boccardelli, executive dean for International programs della Luiss Business School. La Luiss Business School ha avviato una decina di master in lingua inglese. “Siamo ormai a circa il 50% del totale corsi post-laurea, un’incidenza destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni”. La decisione presa dal Politecnico di Milano ha fatto borbottare i puristi della lingua di Dante, che in varie occasioni sono stati impegnati in un ampio dibattito sull’annosa questione, ma ha anche aperto una nuova strada: dall’anno accademico 2014/2015 l’intera offerta formativa magistrale (bienni specialistici e dottorati) sarà in lingua inglese.
L’Università Ca’ Foscari di Venezia, che partecipa a fiere internazionali (puntando la sua attenzione soprattutto sui mercati emergenti come Cina e Basile), negli ultimi anni ha visto crescere sensibilmente gli stranieri iscritti, accolti con una “welcome guide” per aiutarli a conoscere l’ateneo e le informazioni utili per restare in Italia. In Bocconi i programmi in lingua straniera sono una realtà ormai consolidata, come racconta Francesco Saita, Dean della Graduate School dell’ateneo milanese. “Puntiamo molto anche sull’internazionalizzazione della faculty: negli ultimi due anni sono entrati nell’organico dell’Università numerosi professori ordinari o associati reclutati da università straniere europee e americane”, aggiunge Saita. “Le operazioni di comunicazione e marketing dell’offerta formativa sono utili”, riflette il prorettore per le Relazioni Internazionali dell’Università di Bologna, Carla Salvaterra, “ma è fondamentale, in quanto istituzioni pubbliche, concentrarsi su percorsi di qualità. Ospitare migliaia di studenti internazionali significa anche organizzare servizi di qualità, dall’assistenza all’immigrazione, alle attività culturali”. La Liuc-Università Cattaneo di Castellanza propone un percorso di laurea magistrale in International Business Management con due anni interamente in lingua inglese. Infine, all’Università di Pisa ci sono otto corsi di laurea magistrale in inglese, cinque dei quali nuovi e sei ad accesso libero, divisi tra le aree ingegneria, informatica ed economia. L’intero mondo accademico italiano, in sostanza, si sta muovendo.
(Fonte: L. Dell’Olio, repubblica.it/economia/affari-e-finanza 01-10-2012)